Prigione, residenza estiva o osservatorio astronomico? Quello di Por-Bajin è un mistero che gli esperti, dopo oltre cent'anni dalla scoperta del sit…
15 giorni per visitare la Turchia, tra siti archeologici, terme, mare blu, mongolfiere e moschee. Vieni a scoprire l'itinerario che abbiamo organizzato!
Amici della Scienza: scienza, storia e cultura
La storia, si sa, non è una scienza esatta, perché è sempre in perenne divenire: nuove conoscenze e scoperte possono non solo colmare dei vuoti ma addirittura ribaltare quanto ritenuto fin a quel momento un dato (quasi) certo. Se ciò è vero per l’indagine storica, ancora di più lo è quando si tratta di preistoria, quel tempo lontanissimo della civiltà umana che può essere indagato solo attraverso studi archeologici, paleontologici e antropologici, ma non attraverso fonti scritte. Fino ad oggi si è sempre creduto che solo dopo l’avvento dell’agricoltura e della domesticazione animale, e la conseguente sedentarizzazione delle tribù dei nostri antenati neolitici - cacciatori e raccoglitori - gli esseri umani siano arrivati a compiere pratiche religiose. Ma ormai da qualche anno, il sito di Gobekli Tepe (che significa collina tondeggiante), nell’est della Turchia, sembra smentire queste teorie. Il sito è suggestivo e vagamente somigliante a Stonehenge, viene costruito molto prima di qualsiasi edificio religioso finora conosciuto, con blocchi di calcare squadrati, ornati con bassorilievi di animali: gazzelle, serpenti, volpi, scorpioni e cinghiali. Ciò che risulta quasi incredibile è l’epoca della sua costruzione, che risale approssimativamente a 11.600 anni fa, circa settemila anni prima della Piramide di Giza, tanto per inquadrarlo in una fascia temporale. Gobekli Tepe è quindi il più antico esempio conosciuto di architettura monumentale, la prima costruzione realizzata da esseri umani che hanno deciso di lavorare insieme per erigerla. In realtà, scavi iniziati nel 2019 su un sito “gemello” a una quarantina di chilometri di distanza, Karahan Tepe, potrebbero portare ancora più indietro nel tempo: l’archeologo responsabile delle ricerche in entrambi i siti, il professor Necmi Karul dell’Università di Istanbul, azzarda che Karahan Tepe possa risalire all’11.500 a.C., ovvero a duemila anni prima di Gobekli Tepe. Allora, quello che sta lentamente venendo alla luce nell’arido altopiano della Turchia Orientale, un tempo parte della mezzaluna fertile, è risalente a talmente tanto tempo fa da sembrare addirittura non-possibile (il famoso archeologo egiziano Zahi Hawass, per esempio, è molto scettico). Enormi pietre scolpite 13.000 anni fa con rudimentali strumenti di selce, in un contesto monumentale di difficile interpretazione, sono state prima estratte da cave nel territorio circostante, poi trasportate, lavorate e conficcate nel terreno per formare enigmatici cerchi, prima che qualsiasi segno di “civiltà” fosse apparso nei luoghi abitati dall’uomo: prima dell’agricoltura, dell’allevamento, dell’uso della ceramica, prima dei primi insediamenti stabili. Fino alla scoperta di Gobekli Tepe chi avrebbe potuto pensare agli uomini delle caverne - sempre e solo impegnati a procacciarsi il cibo, almeno nel nostro immaginario - come a costruttori di grandiose strutture che nulla avevano a che fare con la sussistenza? E se è vero che a Karahan Tepe (e in altri dodici siti gemelli più piccoli, collettivamente chiamati Taş Tepeler - Colline di Pietra) gli scavi sono iniziati da poco e tutto ciò che è venuto alla luce deve ancora essere studiato approfonditamente, è altrettanto vero che questa area monumentale, tanto complessa quanto misteriosa e antica, può già insegnarci qualcosa in grado di rivoluzionare la storia dell’umanità, ma bisogna partire da là dove tutto è cominciato, Gobekli Tepe. La Scoperta del sito La polverosa pianura di Harran è interrotta solo da qualche villaggio che si confonde col colore della terra e da misteriosi rilievi artificiali. Già nel 1963 alcuni ricercatori turchi e statunitensi trovano nell'altura di Gobekli numerosi frammenti di selce, prova di una presenza umana risalente all’età della pietra. Nessuno però si prende la briga di indagare più a fondo, almeno fino al 1994. In un assolato pomeriggio di agosto un pastore curdo è lì con il suo gregge, e forse cerca un po’ d’ombra sotto un albero di gelso che i locali, chissà perché, considerano sacro. Mentre se ne sta lì seduto si accorge che dal terreno sabbioso spuntano delle pietre che non sembrano semplici rocce naturali. Tornato al suo villaggio l’uomo racconta di quelle strane pietre e la voce corre fino alla città vicina, Şanlıurfa, e più precisamente alle orecchie del direttore del museo locale, che avvisa il ministero delle antichità, che a sua volta passa la notizia all’Istituto Archeologico Germanico di Istanbul. Ed è così che l’archeologo tedesco Klaus Schmidt, in collaborazione con il museo di Şanlıurfa, inizia gli scavi nel sito che avrebbe cambiato per sempre la nostra idea di preistoria. Quello che trova gli provoca all’inizio “un vero timore reverenziale”, perché quel posto “è qualcosa di molto speciale”, da brividi. Le enormi pietre a T, probabilmente una riproduzione stilizzata della figura umana, disposte a cerchio, ricordano quelle di Stonhenge - il sito inglese risale però al 3100 a.C. - con una differenza sostanziale oltre all’età: i megaliti di Gobekli sono scolpiti con figure antropomorfe e di animali. La rappresentazione degli uomini - probabilmente però raffigurano divinità ancestrali o antenati - è sempre stilizzata: non viene mai raffigurato il viso (forse perché non si conoscono le fattezze di un dio?) ma c'è un particolare riguardo alla protezione del pene, sempre coperto da un perizoma o da mani, mentre sono quasi completamente assenti figure di donna. In compenso abbondano le rappresentazioni di animali - leoni, cinghiali, volpi, gazzelle, avvoltoi, serpenti, ragni, anatre - e pittogrammi astratti di difficile interpretazione, forse testimonianza di un culto sciamanico antecedente la nascita delle divinità che poi costituiranno il pantheon delle successive religioni. Tutto ciò riporta al come e soprattutto al perché Gobekli sia stato edificato, in un'epoca nella quale gli uomini vivevano in tribù nomadi, alla costante ricerca di cibo. Eppure, i costruttori del "tempio" sono stati in grado di tagliare, dare una forma e trasportare enormi blocchi di pietra, del peso di 16 tonnellate, senza conoscere la ruota o avere bestie da soma. La scrittura era sconosciuta, così come i metalli e la ceramica, ma i pilastri di Gobekli Tepe sono intagliati come rigidi profili di giganti e gli animali scolpiti nella pietra, alla luce del fuoco, diventano evocativi di un mondo spirituale che forse ha cominciato a nascere proprio qui, e ha dato vita - almeno secondo le iniziali interpretazioni - a una pratica che perdura tuttora: il pellegrinaggio religioso. Il sito è costituito da una collina artificiale alta 15 metri, e da quattro recinti circolari dove era possibile sedersi in panche di pietra, delimitati da enormi pilastri, che forse simboleggiavano assemblee di uomini, con pilastri a forma di T conficcati nel terreno, oltre a due megaliti ancora più grandi posti al centro, uno di fronte all'altro; la sua costruzione si è protratta per centinaia di anni, dai tre ai cinque secoli, poi misteriosamente, attorno all’8.000 a.C., Gobekli Tepe viene abbandonato, e sepolto volutamente con terra portata dall’uomo. Klaus Schmidt, prematuramente scomparso nel 2014 mentre ancora dirigeva gli scavi, ha sempre considerato Gobekli un luogo di culto, edificato dai nostri antenati nomadi per l'esigenza - tutta umana - di praticare riti sacri, un modo per sentirsi parte del mondo naturale con l’intento di padroneggiarlo. Ma il sito dimostra una cosa ancora più rivoluzionaria: E' la mente dell'uomo che ha creato la civiltà, non le condizioni ambientali Oggi, alla luce delle nuove scoperte, l’interpretazione dei siti della pianura di Harran è un po’ cambiata. Il professor Karul preferisce chiamare le strutture monumentali come “luoghi di raccolta” e non templi, una definizione che riconduce ad un’idea troppo legata al moderno concetto di religione. Rimane tuttavia la domanda sul perché i cacciatori-raccoglitori del neolitico più remoto abbiano sentito l’esigenza di spendere così tanta energia nella costruzione di complessi non “utili” alla loro sopravvivenza. A cambiare un po’ le carte in tavola è stata la scoperta di abitazioni in pietra adiacenti alla struttura monumentale, testimonianza di una vita sedentaria che precede la pratica dell’agricoltura. Quindi questi "luoghi di raccolta" non erano frequentati da gruppi nomadi di "pellegrini" che si radunavano saltuariamente per praticare un qualche culto (come ipotizzava Schmidt), ma da persone che vivevano qui, raccoglievano l’acqua in cisterne e forse avevano già trovato il modo di far fermentare i cereali selvatici (l'orzo, ad esempio) per ricavarne bevande alcoliche, magari usate durante riti propiziatori della virilità, ipotizzati per la presenza di svariate pietre fittili a forma pene, sia a Gobekli sia a Karahan, dove è stato scoperta una camera con 12 totem fallici, osservati in maniera inquietante da una testa di pietra posta nel perimetro del cerchio. L’archeologo turco spiega: "Si sta costruendo un nuovo ordine sociale, con una vita stabile. Questo può essere importante quanto la vita produttiva, o anche di più in termini di vita sociale. Queste persone ora hanno più risorse intorno a loro [per cambiamenti climatici favorevoli] e non devono spostarsi [per cercare cibo]. Vivono nello stesso posto in numero maggiore e questo significa un nuovo ordine sociale. In altre parole, gli 'edifici speciali' sono abbastanza decisivi nella costruzione di questo nuovo ordine sociale”. Perché tutto ciò accade proprio qui e in nessun altro luogo della Terra? Schmidt credeva che Gobekli Tepe fosse - solo simbolicamente - “un tempio dell’Eden”, se si considera la narrazione mitica del giardino dell’Eden come un’allegoria della rivoluzione neolitica: il passaggio dalla vita di cacciatori e raccoglitori a quella di agricoltori è per i Sapiens, in un certo senso, la caduta in uno stile di vita più faticoso, in termini di ore di lavoro necessarie per la sussistenza e anche per la trasmissione di malattie portate dagli animali addomesticati. Tuttavia l’agricoltura nasce proprio qui, nella Turchia sudorientale, anche se all’epoca quello è un luogo naturalmente ricco di piante commestibili, un paradiso di querce, mandorli, pistacchi, cereali che crescono spontanei, dove prosperano gazzelle, pecore, capre e volpi che finiscono nelle trappole. Grazie a tutta questa abbondanza naturale iniziano i primi tentativi di domesticazione animale e vegetale, perché i cacciatori-raccoglitori non hanno più bisogno di spostarsi per sopravvivere. Probabilmente qui si incontrano tribù e popoli diversi, che si scambiano conoscenze e tradizioni. Allora, quei pilastri decorati forse servono a fissare la memoria collettiva, che porta a un’identità collettiva, fondamento del nuovo tipo di società che sta sorgendo. Le strutture monumentali potevano essere un “luogo di ritrovo dove le persone si riunivano per spettegolare e discutere”, afferma Karul, dando inizio a una narrazione che si protrae per circa 1.500 anni e poi scompare. Una vera civiltà, che rimane sepolta per oltre 10.000 anni e poi all’improvviso, grazie a un pastore, salta fuori per rivoluzionare tutto ciò che abbiamo sempre creduto sulla storia dell’uomo. Tuttavia ancora oggi, Gobekli Tepe e gli altri Taş Tepeler, più che dare risposte, continuano a creare interrogativi. Perché tutto quello che era stato costruito venne deliberatamente sepolto, perché molte delle figure umane rappresentate hanno sei dita, perché non ci sono scene di caccia, perché all'incirca ogni cento anni i singoli cerchi con i pilastri venivano interrati facendo da base a nuove strutture, cosa nascondono ancora le “colline di pietra” nella desolata pianura di Harran? Il mistero continua…
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Domani pomeriggio, alle 15:00 su Rai Uno, andrà in onda una nuova puntata di Passaggio a Nord Ovest, il programma ideato e condotto da Alberto Angela. Incontreremo gli archeologi della missione italo-irachena che ha finalmente raggiunto il celebre sito archeologico di Hatra, gravemente danneggiato nel 2015 dalla furia distruttrice dei terroristi dell'Isis. A distanza di tre anni dalla caduta del califfato islamico, questa missione, composta da archeologi e architetti italiani e irac
Tutti i dettagli su cosa vedere e come visitare Petra in Giordania: uno dei siti archeologici più spettacolari del mondo intero
Gobekli Tepe (trad: collina tondeggiante – ombelico) è un sito archeologico a circa 18 km a nordest dalla città di ?anl?urfa nell’odierna Turchia, presso il confine con la Siria, nel quale è stato rinvenuto il più antico esempio di tempio in pietra, risalente al 9600 a.C. e che sta sconvolgendo tutte le certezze sulle origini […]
La Baia delle Meduse, o l'Anse aux Meadows, è l'unico sito archeologico nel Nord America riconducibile ai Vichinghi e al loro approdo nel continente.
In questo articolo aiuto il diffondere di una scoperta sensazionale per la storia dell'umanità, è cioè la scoperta del sito archeologico più antico (attualmente) del nostro pianeta, ma anche un nuovo mistero, Göbekli Tepe. Da Wikipedia si legge: Il sito di Göbekli Tepe si trova su una collina artificiale alta circa 15 m e con un diametro di circa 300 m, situata sul punto più alto di un'elevazione di forma allungata, che domina la regione circostante, tra la catena del Tauro e il Karaca Dağ e la valle dove si trova la città di Harran. Il sito utilizzato dall'uomo avrebbe avuto un'estensione da 300 a 500 m². Il sito archeologico fu riconosciuto nel 1963 da un gruppo di ricerca turco-statunitense, che notò diversi consistenti cumuli di frammenti di selce, segno di attività umana nell'età della pietra. Il sito fu riscoperto trent'anni dopo da un pastore locale, che notò alcune pietre di strana forma che spuntavano dal terreno. La notizia arrivò al responsabile del museo della città di Şanlıurfa, che contattò il ministero, il quale a sua volta si mise in contatto con la sede di Istanbul dell'Istituto archeologico germanico. Gli scavi furono iniziati nel 1995 da una missione congiunta del museo di Şanlıurfa e dell'Istituto archeologico germanico sotto la direzione di Klaus Schmidt, che dall'anno precedente stava lavorando in alcuni siti archeologici della regione. Nel 2006 gli scavi passarono alle università tedesche di Heidelberg e di Karlsruhe. Gli scavi rimisero in luce un santuario monumentale megalitico, costituito da una collina artificiale delimitata da muri in pietra grezza a secco. Sono inoltre stati rinvenuti quattro recinti circolari, delimitati da enormi pilastri in calcare pesanti oltre 15 tonnellate ciascuno, probabilmente cavati con l'utilizzo di strumenti in pietra. Secondo il direttore dello scavo le pietre, drizzate in piedi e disposte in circolo, simboleggerebbero assemblee di uomini. Sono state riportate in luce circa 40 pietre a forma di T, che raggiungono i 3 m di altezza. Per la maggior parte sono incise e vi sono raffigurati diversi animali (serpenti, anatre, gru, tori, volpi, leoni, cinghiali, vacche, scorpioni, formiche). Alcune incisioni vennero volontariamente cancellate, forse per preparare la pietra a riceverne di nuove. Sono inoltre presenti elementi decorativi, come insiemi di punti e motivi geometrici. Indagini geomagnetiche hanno indicato la presenza di altre 250 pietre ancora sepolte nel terreno. Ricostruzione computerizzata di Göbekli Tepe nella sua interezza. Un'altra pietra a forma di T, estratta solo a metà dalla cava, è stata rinvenuta a circa 1 km dal sito. Aveva una lunghezza di circa 9 m ed era probabilmente destinata al santuario, ma una rottura costrinse ad abbandonare il lavoro. Oltre alle pietre sono presenti sculture isolate, in argilla, molto rovinate dal tempo, che rappresentano probabilmente un cinghiale o una volpe. Confronti possono essere fatti con statue del medesimo tipo rinvenute nei siti di Nevalı Çori e di Nahal Hemar. Gli scultori dovevano svolgere la loro opera direttamente sull'altopiano del santuario, dove sono stati rinvenute anche pietre non terminate e delle cavità a forma di scodella nella roccia argillosa, secondo una tecnica già utilizzata durante l'epipaleolitico per ottenere argilla per le sculture o per il legante argilloso utilizzato nelle murature. Nella roccia sono anche presenti raffigurazioni di forme falliche, che forse risalgono ad epoche successive, trovando confronti nelle culture sumere e mesopotamiche (siti di Byblos, Nemrik, Helwan e Aswad) Scultura che raffigura una testa di rapace ritrovata nel sito di Göbekli Tepe Le raffigurazioni di animali hanno permesso di ipotizzare un culto di tipo sciamanico, non distante da quelli presenti nelle culture sumera e mesopotamiche. Lo studio degli strati di detriti accumulati sul fondo del lago di Van in Anatolia ha prodotto importanti informazioni sui cambiamenti climatici del periodo, individuando una consistente crescita della temperatura intorno al 9500 a.C. I resti di pollini presenti nei sedimenti hanno permesso di ricostruire una flora composta da querce, ginepri e mandorli. Fu forse il cambiamento climatico a determinare una progressiva sedentarizzazione delle genti che costruirono il sito. Nessuna traccia di piante o animali domestici è stata tuttavia rinvenuta negli scavi, e mancano inoltre resti di abitazioni. A circa 4 m di profondità, ossia ad un livello corrispondente a quello della costruzione del santuario, sono stati rinvenute tracce di strumenti in pietra (raschiatoi e punte per frecce, insieme ad ossa di animali selvatici (gazzelle e lepri), semi di piante selvatiche e legno carbonizzato, che testimoniano la presenza in questo periodo di un insediamento stabile. Intorno all'8000 a.C. il sito venne deliberatamente abbandonato e volontariamente seppellito con terra portata dall'uomo. Ian Hodder, del programma archeologico della Stanford University, ha detto a proposito del sito: “Molte persone pensano che questo possa cambiare tutto. Cambia completamente le carte in tavola. Tutte le nostre teorie erano sbagliate. Le teorie sulla ‘rivoluzione del Neolitico’ hanno sempre sostenuto che tra 10 e 12 mila anni fa agricoltori ed allevatori hanno iniziato a creare villaggi, città, lavori specializzati, scrittura, e tutto ciò che sappiamo delle antiche civiltà. Ma uno dei punti salienti delle vecchie teorie è che sia nata prima la città, e solo dopo i luoghi di culto. Ora invece sembra che la religione sia apparsa prima della vita civilizzata ed organizzata in centri urbani, anzi, che sia quasi stata il motore primario per la creazione di città.” Lo scrittore Tom Knox ha scritto il romanzo Il segreto della Genesi incentrato sugli scavi nel sito archeologico. (Tanto per fare un pò di soldi su una scoperta affascinante !........) L’elemento più stupefacente del sito neolitico consiste senza dubbio nella moltitudine di bassorilievi scolpiti che decorano gli stessi Pilastri. Serpenti, volpi, avvoltoi, leoni, cinghiali e tori si intrecciano sulla pietra calcarea insieme ad animali meno feroci come Ibis, gru, anatre, asini senza dimenticare le grandi immagini di ragni e scorpioni. Un vero e proprio «zoo dell’età della pietra» secondo gli archeologi. --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- "Credo che Göbekli Tepe celebri la cattura, lo stile di vita dei cacciatori-raccoglitori" ...afferma lo scopritore. "E perché non dovrebbe? Era una vita ricca e comoda, e offriva loro abbastanza tempo libero per dedicarsi alla scultura". --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- È sorprendente come cacciatori seminomadi neolitici abbiano potuto realizzare un’architettura tale da poter assemblare l’aspetto religioso e quello sociale così raffinato e complesso, qualcosa di ancor più antico degli ormai noti santuari anatolici di Çatal Hűyűk che si datano al 6500 a.C. Da una prima indagine sui ritrovamenti, Schmidt sostiene che il tempio possa essere collegato con la storia biblica dell’Eden. Secondo i mussulmani, Sanliurfa, città vicina a Göbekli, altro non sarebbe che la città di Ur citata nella Bibbia; i fiumi che scendono dal Paradiso, invece, potrebbero essere il Tigri e l’Eufrate che bagnano la mezzaluna fertile nella quale si trova Göbekli Tepe; nella Bibbia si parla delle montagne che circondavano l’Eden e dalle cime delle colline di Göbekli si può vedere la catena montuosa del Taurus. Insomma la domanda è facile, quanto è antica la nostra civiltà ? Gli scienziati se la pongono nuovamente, il sito di Göbekli Tepe riscrive completamente la storia dell'umanità, ancor più antico delle piramidi d'Egitto e di Stonehenge questo sito ci pone nuove domande sulla nostra evoluzione. Universalmente lo si fa risalire a 10000 anni fa ma è documentato che queste vestigia risalgono a 12000 anni fa. 2000 anni prima, quando gli storici ci raccontano di un’umanità fatta di caccia e raccolto spontaneo, impegnata a ricavarsi il cibo dalle prede nelle foreste. Si tratta del più antico sito di culto dissotterrato e ancora non completamente datato al mondo. Il primo sopravvissuto alla sua forma originaria. La cosa sorprendente è che la struttura è venuta fuori dalle tenebre dell'ultima era glaciale ! ----------------------------------------------------------------------------------- Naturalmente su Göbekli Tepe vi sono state le varie controteorie in cui si accenna a civiltà aliene che giunsero in epoche remote sul nostro pianeta... non si era mai visto un sito così antico al mondo, e visto che secondo la tradizione biblica il mondo è iniziato nel 4000 A.C. ed invece Göbekli Tepe è stato costruito 8000 anni prima, questo a portato a teorie più audaci ma non per nulla fantasiose. (a mio avviso) In questo breve video viene proposto un punto di vista interessante su Göbekli Tepe Di seguito alcune immagini proposte dal National Geographic che propongono un'ipotetico contesto riguardo la costruzione del sito di Göbekli Tepe. Altri video interessanti su Göbekli Tepe Speriamo di avere in futuro ulteriori nuove scoperte su Göbekli Tepe.
Gobekli Tepe (trad: collina tondeggiante – ombelico) è un sito archeologico a circa 18 km a nordest dalla città di ?anl?urfa nell’odierna Turchia, presso il confine con la Siria, nel quale è stato rinvenuto il più antico esempio di tempio in pietra, risalente al 9600 a.C. e che sta sconvolgendo tutte le certezze sulle origini […]
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Il nome scelto per indicare un curioso complesso di cerchi di pietre presente in Sud Africa, vicino alla cittadina di Kaapschehoop, su una collina, 챔 ��calendario di Adamo��. Colui che ha dedicato maggior tempo allo studio del sito �� chiamato dagli sciamani del posto ��il luogo in cui 챔 nato il Sole�� �� 챔 Michael Tellinger. Il calendario di Adamo 챔 il fulcro del complesso archeologico. e anche su Cultura africa.stonehenge, adamo, calendario dal sito www.saggiasibilla.com
Parco Archeologico Sommerso di Baia, meraviglie sotto il livello del mare ma di eccellente livello sia naturalistico che storico, Immergiamoci a conoscerle
La storia, si sa, non è una scienza esatta, perché è sempre in perenne divenire: nuove conoscenze e scoperte possono non solo colmare dei vuoti ma addirittura ribaltare quanto ritenuto fin a quel momento un dato (quasi) certo. Se ciò è vero per l’indagine storica, ancora di più lo è quando si tratta di preistoria, quel tempo lontanissimo della civiltà umana che può essere indagato solo attraverso studi archeologici, paleontologici e antropologici, ma non attraverso fonti scritte. Fino ad oggi si è sempre creduto che solo dopo l’avvento dell’agricoltura e della domesticazione animale, e la conseguente sedentarizzazione delle tribù dei nostri antenati neolitici - cacciatori e raccoglitori - gli esseri umani siano arrivati a compiere pratiche religiose. Ma ormai da qualche anno, il sito di Gobekli Tepe (che significa collina tondeggiante), nell’est della Turchia, sembra smentire queste teorie. Il sito è suggestivo e vagamente somigliante a Stonehenge, viene costruito molto prima di qualsiasi edificio religioso finora conosciuto, con blocchi di calcare squadrati, ornati con bassorilievi di animali: gazzelle, serpenti, volpi, scorpioni e cinghiali. Ciò che risulta quasi incredibile è l’epoca della sua costruzione, che risale approssimativamente a 11.600 anni fa, circa settemila anni prima della Piramide di Giza, tanto per inquadrarlo in una fascia temporale. Gobekli Tepe è quindi il più antico esempio conosciuto di architettura monumentale, la prima costruzione realizzata da esseri umani che hanno deciso di lavorare insieme per erigerla. In realtà, scavi iniziati nel 2019 su un sito “gemello” a una quarantina di chilometri di distanza, Karahan Tepe, potrebbero portare ancora più indietro nel tempo: l’archeologo responsabile delle ricerche in entrambi i siti, il professor Necmi Karul dell’Università di Istanbul, azzarda che Karahan Tepe possa risalire all’11.500 a.C., ovvero a duemila anni prima di Gobekli Tepe. Allora, quello che sta lentamente venendo alla luce nell’arido altopiano della Turchia Orientale, un tempo parte della mezzaluna fertile, è risalente a talmente tanto tempo fa da sembrare addirittura non-possibile (il famoso archeologo egiziano Zahi Hawass, per esempio, è molto scettico). Enormi pietre scolpite 13.000 anni fa con rudimentali strumenti di selce, in un contesto monumentale di difficile interpretazione, sono state prima estratte da cave nel territorio circostante, poi trasportate, lavorate e conficcate nel terreno per formare enigmatici cerchi, prima che qualsiasi segno di “civiltà” fosse apparso nei luoghi abitati dall’uomo: prima dell’agricoltura, dell’allevamento, dell’uso della ceramica, prima dei primi insediamenti stabili. Fino alla scoperta di Gobekli Tepe chi avrebbe potuto pensare agli uomini delle caverne - sempre e solo impegnati a procacciarsi il cibo, almeno nel nostro immaginario - come a costruttori di grandiose strutture che nulla avevano a che fare con la sussistenza? E se è vero che a Karahan Tepe (e in altri dodici siti gemelli più piccoli, collettivamente chiamati Taş Tepeler - Colline di Pietra) gli scavi sono iniziati da poco e tutto ciò che è venuto alla luce deve ancora essere studiato approfonditamente, è altrettanto vero che questa area monumentale, tanto complessa quanto misteriosa e antica, può già insegnarci qualcosa in grado di rivoluzionare la storia dell’umanità, ma bisogna partire da là dove tutto è cominciato, Gobekli Tepe. La Scoperta del sito La polverosa pianura di Harran è interrotta solo da qualche villaggio che si confonde col colore della terra e da misteriosi rilievi artificiali. Già nel 1963 alcuni ricercatori turchi e statunitensi trovano nell'altura di Gobekli numerosi frammenti di selce, prova di una presenza umana risalente all’età della pietra. Nessuno però si prende la briga di indagare più a fondo, almeno fino al 1994. In un assolato pomeriggio di agosto un pastore curdo è lì con il suo gregge, e forse cerca un po’ d’ombra sotto un albero di gelso che i locali, chissà perché, considerano sacro. Mentre se ne sta lì seduto si accorge che dal terreno sabbioso spuntano delle pietre che non sembrano semplici rocce naturali. Tornato al suo villaggio l’uomo racconta di quelle strane pietre e la voce corre fino alla città vicina, Şanlıurfa, e più precisamente alle orecchie del direttore del museo locale, che avvisa il ministero delle antichità, che a sua volta passa la notizia all’Istituto Archeologico Germanico di Istanbul. Ed è così che l’archeologo tedesco Klaus Schmidt, in collaborazione con il museo di Şanlıurfa, inizia gli scavi nel sito che avrebbe cambiato per sempre la nostra idea di preistoria. Quello che trova gli provoca all’inizio “un vero timore reverenziale”, perché quel posto “è qualcosa di molto speciale”, da brividi. Le enormi pietre a T, probabilmente una riproduzione stilizzata della figura umana, disposte a cerchio, ricordano quelle di Stonhenge - il sito inglese risale però al 3100 a.C. - con una differenza sostanziale oltre all’età: i megaliti di Gobekli sono scolpiti con figure antropomorfe e di animali. La rappresentazione degli uomini - probabilmente però raffigurano divinità ancestrali o antenati - è sempre stilizzata: non viene mai raffigurato il viso (forse perché non si conoscono le fattezze di un dio?) ma c'è un particolare riguardo alla protezione del pene, sempre coperto da un perizoma o da mani, mentre sono quasi completamente assenti figure di donna. In compenso abbondano le rappresentazioni di animali - leoni, cinghiali, volpi, gazzelle, avvoltoi, serpenti, ragni, anatre - e pittogrammi astratti di difficile interpretazione, forse testimonianza di un culto sciamanico antecedente la nascita delle divinità che poi costituiranno il pantheon delle successive religioni. Tutto ciò riporta al come e soprattutto al perché Gobekli sia stato edificato, in un'epoca nella quale gli uomini vivevano in tribù nomadi, alla costante ricerca di cibo. Eppure, i costruttori del "tempio" sono stati in grado di tagliare, dare una forma e trasportare enormi blocchi di pietra, del peso di 16 tonnellate, senza conoscere la ruota o avere bestie da soma. La scrittura era sconosciuta, così come i metalli e la ceramica, ma i pilastri di Gobekli Tepe sono intagliati come rigidi profili di giganti e gli animali scolpiti nella pietra, alla luce del fuoco, diventano evocativi di un mondo spirituale che forse ha cominciato a nascere proprio qui, e ha dato vita - almeno secondo le iniziali interpretazioni - a una pratica che perdura tuttora: il pellegrinaggio religioso. Il sito è costituito da una collina artificiale alta 15 metri, e da quattro recinti circolari dove era possibile sedersi in panche di pietra, delimitati da enormi pilastri, che forse simboleggiavano assemblee di uomini, con pilastri a forma di T conficcati nel terreno, oltre a due megaliti ancora più grandi posti al centro, uno di fronte all'altro; la sua costruzione si è protratta per centinaia di anni, dai tre ai cinque secoli, poi misteriosamente, attorno all’8.000 a.C., Gobekli Tepe viene abbandonato, e sepolto volutamente con terra portata dall’uomo. Klaus Schmidt, prematuramente scomparso nel 2014 mentre ancora dirigeva gli scavi, ha sempre considerato Gobekli un luogo di culto, edificato dai nostri antenati nomadi per l'esigenza - tutta umana - di praticare riti sacri, un modo per sentirsi parte del mondo naturale con l’intento di padroneggiarlo. Ma il sito dimostra una cosa ancora più rivoluzionaria: E' la mente dell'uomo che ha creato la civiltà, non le condizioni ambientali Oggi, alla luce delle nuove scoperte, l’interpretazione dei siti della pianura di Harran è un po’ cambiata. Il professor Karul preferisce chiamare le strutture monumentali come “luoghi di raccolta” e non templi, una definizione che riconduce ad un’idea troppo legata al moderno concetto di religione. Rimane tuttavia la domanda sul perché i cacciatori-raccoglitori del neolitico più remoto abbiano sentito l’esigenza di spendere così tanta energia nella costruzione di complessi non “utili” alla loro sopravvivenza. A cambiare un po’ le carte in tavola è stata la scoperta di abitazioni in pietra adiacenti alla struttura monumentale, testimonianza di una vita sedentaria che precede la pratica dell’agricoltura. Quindi questi "luoghi di raccolta" non erano frequentati da gruppi nomadi di "pellegrini" che si radunavano saltuariamente per praticare un qualche culto (come ipotizzava Schmidt), ma da persone che vivevano qui, raccoglievano l’acqua in cisterne e forse avevano già trovato il modo di far fermentare i cereali selvatici (l'orzo, ad esempio) per ricavarne bevande alcoliche, magari usate durante riti propiziatori della virilità, ipotizzati per la presenza di svariate pietre fittili a forma pene, sia a Gobekli sia a Karahan, dove è stato scoperta una camera con 12 totem fallici, osservati in maniera inquietante da una testa di pietra posta nel perimetro del cerchio. L’archeologo turco spiega: "Si sta costruendo un nuovo ordine sociale, con una vita stabile. Questo può essere importante quanto la vita produttiva, o anche di più in termini di vita sociale. Queste persone ora hanno più risorse intorno a loro [per cambiamenti climatici favorevoli] e non devono spostarsi [per cercare cibo]. Vivono nello stesso posto in numero maggiore e questo significa un nuovo ordine sociale. In altre parole, gli 'edifici speciali' sono abbastanza decisivi nella costruzione di questo nuovo ordine sociale”. Perché tutto ciò accade proprio qui e in nessun altro luogo della Terra? Schmidt credeva che Gobekli Tepe fosse - solo simbolicamente - “un tempio dell’Eden”, se si considera la narrazione mitica del giardino dell’Eden come un’allegoria della rivoluzione neolitica: il passaggio dalla vita di cacciatori e raccoglitori a quella di agricoltori è per i Sapiens, in un certo senso, la caduta in uno stile di vita più faticoso, in termini di ore di lavoro necessarie per la sussistenza e anche per la trasmissione di malattie portate dagli animali addomesticati. Tuttavia l’agricoltura nasce proprio qui, nella Turchia sudorientale, anche se all’epoca quello è un luogo naturalmente ricco di piante commestibili, un paradiso di querce, mandorli, pistacchi, cereali che crescono spontanei, dove prosperano gazzelle, pecore, capre e volpi che finiscono nelle trappole. Grazie a tutta questa abbondanza naturale iniziano i primi tentativi di domesticazione animale e vegetale, perché i cacciatori-raccoglitori non hanno più bisogno di spostarsi per sopravvivere. Probabilmente qui si incontrano tribù e popoli diversi, che si scambiano conoscenze e tradizioni. Allora, quei pilastri decorati forse servono a fissare la memoria collettiva, che porta a un’identità collettiva, fondamento del nuovo tipo di società che sta sorgendo. Le strutture monumentali potevano essere un “luogo di ritrovo dove le persone si riunivano per spettegolare e discutere”, afferma Karul, dando inizio a una narrazione che si protrae per circa 1.500 anni e poi scompare. Una vera civiltà, che rimane sepolta per oltre 10.000 anni e poi all’improvviso, grazie a un pastore, salta fuori per rivoluzionare tutto ciò che abbiamo sempre creduto sulla storia dell’uomo. Tuttavia ancora oggi, Gobekli Tepe e gli altri Taş Tepeler, più che dare risposte, continuano a creare interrogativi. Perché tutto quello che era stato costruito venne deliberatamente sepolto, perché molte delle figure umane rappresentate hanno sei dita, perché non ci sono scene di caccia, perché all'incirca ogni cento anni i singoli cerchi con i pilastri venivano interrati facendo da base a nuove strutture, cosa nascondono ancora le “colline di pietra” nella desolata pianura di Harran? Il mistero continua…
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Kütahya il merkezine 57 km uzaklıkta, Çavdarhisar ilçesi sınırlarında bulunan, Aizanoi Antik kenti Roma dönemine ait bir antik kenttir.
Il carro di Civita Giuliana ritrovato nel suburbio di Pompei nel 2019 è stato ricomposto e ricostruito e sarà in esposizione a Roma