Ad omaggiare l'opera di Roberto Innocenti, uno dei più importanti illustratori italiani, molto apprezzato anche all'estero, arriva un volume illustrato, "L’arte di inventare i libri" - Su ilLibraio.it un estratto e alcune immagini
Roberto Innocenti è nato a Bagno a Ripoli (Firenze) nel 1940. Tra i suoi titoli principali: Rosa Bianca, Le avventure di Pinocchio, Storia di Erika. Il suo ultimo libro è La casa del tempo (La Margherita). Di prossima uscita Cappuccetto rosso (Creative Editions) e L'Isola del Tesoro (Prìncipi & Princípi). Ha vinto la Mela d’oro alla Biennale dell’Illustrazione di Bratislava e l’Ibby Andersen Award, unico illustratore italiano nella storia del premio, nel 2008. Roberto Innocenti «Dove si muove Pinocchio – scrive Antonio Baldini –, per quali strade, per quali campi, per quali paesi? Certo è apparentemente facile la risposta... l’universo dei segnali che affollano il lettore non può che riferirsi ad un unico posto, dove è possibile ritrovare paesi bui e vecchietti stizziti con il berretto in testa, case porticate con dietro il bindolo e la cisterna per annaffiare gli ortaggi e colazioni a base di caffelatte: il gusto di cose viste in Toscana; e viste per di più nella beata toscanina di Leopoldo.» La Toscana del Granduca è quella degli anni precedenti l’unità d’Italia, con i paesi abbarbicati sulle montagne, i contadini con il pastrano grigio ferro e il mezzo sigaro in bocca, con le viottole limitate da muretti alti e scrostati, l’acciottolato di pietre e sassi sconnessi. Roberto Innocenti per Le avventure di Pinocchio Roberto Innocenti per Le avventure di Pinocchio Roberto Innocenti cataloga con cura gli elementi del paese di Pinocchio. Nelle sue illustrazioni compaiono cataste di legna secca e porte inchiodate alla meglio, persiane verdi scrostate dal tempo e covoni di paglia coperti di neve, cipressi neri e glicini sfioriti. Sulla tavola dell’osteria del Gambero Rosso, una buona vecchia bottega toscana, c’è il pane e il pecorino, c’è il salame. Attaccati alle travi del soffitto finiscono di stagionare i prosciutti. Quattro contadini cotti dal sole e riscaldati dal vino rosso si giocano a scopa la loro serata e il gatto allunga una zampa a tentare la filza di salsicce. Nel disegno nulla è lasciato al caso, né alla suggestione; tutto è descritto con cura, inventariato con puntiglio. Roberto Innocenti per Le avventure di Pinocchio Il Gatto e la Volpe entrano in sordina, sullo sfondo. Pinocchio si guarda alle spalle, indeciso quasi se entrare anche lui. I due compari sono intabarrati e tetri; un oste dal naso rosso e dal grembiule sporco si arriccia i baffoni. Si può continuare con le notazioni, esaminare ogni centimetro di disegno. Come in un’orchestra i singoli suoni servono però soltanto a definire l’assieme. E il suono generale del Pinocchio disegnato da Roberto Innocenti non è tanto quello delle avventure quanto quello dell’ambiente in cui i personaggi si trovano ad agire. Roberto Innocenti per Le avventure di Pinocchio Il paese di Geppetto, che sente i primi passi del burattino (ricordate: «... quel birichino di Pinocchio andava a salti, come una lepre, e battendo i suoi piedi di legno sul lastrico della strada faceva un fracasso, come venti paia di zoccoli da contadini»), è visto a volo d’uccello, come dalla finestra alta di una torre; la gente che assiste alle marachelle di Pinocchio rientra nello sfondo, si definisce in piccoli atti di contorno. Mentre il carabiniere porta via uno sconsolato Geppetto e il burattino sgattaiola via per la scesa, c’è tutto un mondo paesano che, solo momentaneamente distratto dal clamore, altro non aspetta se non riprendere il proprio ruolo abituale. Il carbonaio andrà a consegnare la legna che porta in spalla, la chioccia, radunati i pulcini, li spingerà verso il pollaio, i bimbi continueranno i loro giochi poveri. Il vinaio, venuto sulla porta di bottega, si asciuga le mani bagnate; alla fine del trambusto, fra un minuto, riprenderà quello che ha interrotto. In questo microcosmo di dimessa quotidianità poco importa quali siano le beghe di Pinocchio e Geppetto. Niente più che un fatto in mezzo a tanti altri, magari più rumoroso, capace di attirare l’attenzione per un attimo. Roberto Innocenti per Le avventure di Pinocchio Roberto Innocenti per Le avventure di Pinocchio Le illustrazioni di Innocenti sono un grande affresco della Toscana contadina e paesana, dei suoi modi di vita, quotidiani e straordinari. Un brulichio di piccoli fatti, di notazioni minime, che definiscono per sommatoria tutto un ambiente. D’altra parte la Toscana che qui si disegna è quella stessa dove affondano le radici dell’artista: «Ho girato mezza Toscana, per fotografare pezzi di muratura, viottole senza meta, muretti che non servono a nulla, case abbandonate. Ma è servito soprattutto a rinfrescare la memoria di un ragazzino che suo zio portava a caccia. Lui era contento per un merlo, un passero, io perché si andava dai contadini, ci si appostava tra i filari d’uva nera e se scoprivo un grappolo di quella per il vin santo, la finivo e mi veniva sete e dopo bevevo l’acqua del pozzo... Tutto intorno c’erano quei muri, quella gente che andava a mezz’ora di carro per prendere acqua, una vitaccia, una Toscana di zolle secche, mezzadri, fattori, carrettieri (...) Dopo tutto fu allora che lessi Pinocchio, e quello era il paesaggio fantastico che io avevo intorno, cominciava a mezz’ora di tram da casa mia». Roberto Innocenti per Le avventure di Pinocchio Pinocchio offre quindi a Innocenti l’occasione per un viaggio sentimentale all’interno della propria infanzia, per la ricerca di un tempo perduto fatto dei gesti mirati e essenziali dei contadini toscani, dei loro abiti scuri e pesanti, delle loro facce segnate e tristi. Roberto Innocenti per Rosa Bianca Anche la vicenda amara e tragica di Rosa Bianca si muove secondo coordinate simili. La piccola città percorsa dalla guerra, vicina al campo di concentramento, complice e vittima degli orrori nazisti, se è cosa certo diversa dalla Toscana di Pinocchio, nasce da ricordi e si nutre di un immaginario analogo. Tende soprattutto a ricostruire un identico paesaggio morale. Roberto Innocenti per Rosa Bianca La bambina Rosa Bianca è minuscola, inerme, si aggira tra i muri crudamente rossi della città, sotto truculente parole d’ordine, scende scale, salta pozzanghere, guarda attraverso finestre che disegnano la topografia minuziosa e vera di un luogo generato anch’esso dalla sublimazione del ricordo. «Solitamente – ricorda Innocenti – non restano immagini del primo periodo dell’infanzia; ma io ricordo immagini di guerra, e solo quelle, che entravano senza chiedere permesso. Prima di aver messo a fuoco i volti dei parenti, fissai nella mente le facce di tutti quei soldati di tutti gli eserciti che passavano davanti a casa.» Il dramma di Rosa Bianca e dei bambini del campo di concentramento si consuma tra le brume cupe di un inverno acquoso e innevato, nei gas di scarico delle colonne militari che passano frenetiche avanti e indietro per la città, nella tetra disperazione degli sfollati, sotto i cumuli di macerie dei bombardamenti. Roberto Innocenti per Rosa Bianca Roberto Innocenti per Rosa Bianca Anche e forse soprattutto in questo caso si può parlare di libro corale; ogni elemento concorre, per sua parte, alla definizione della storia. La puntualità del disegno, la meticolosità topografica, le assolute rispondenze grafiche interno-esterno, realtà-specchio (si veda per tutte la tavola di copertina con la colonna di soldati feriti riflessa nei vetri della finestra e la corrispondente tavola interna con la stessa colonna di feriti che, speculare, attraversa la città) servono a rendere ancor più dolentemente reale la storia. Fino a raggiungere toni di tragedia nell’epilogo quando Rosa Bianca deporrà il fiore azzurro sul filo spinato del campo di concentramento dove i suoi piccoli amici sono morti e dove anche lei perderà, insieme all’illusione e alla speranza, la vita. Roberto Innocenti per Storia di Erika Rosa bianca è il primo dei grandi libri politici di Roberto Innocenti. Qualche anno dopo infatti illustrerà un testo di Ruth Van der See: La storia di Erika. Stazioni grigie di ferraglia, divise verdastre, binari che corrono all’infinito verso il niente, cielo plumbeo. Un debole raggio di sole arriva solo sulla carrozzina abbandonata sui binari, vuota. Roberto Innocenti per Storia di Erika Il racconto di Erika, la bambina salvata da Auschwitz dalla madre che l’ha lanciata fuori dal treno della morte, è fatto tutto di domande a cui la protagonista non sa né può dare risposta. Quando sono nata? Qual è il nome che mi aveva dato mia madre? Avrà sofferto e pianto prima di lanciarmi fuori dal treno? Mi avrà baciato per l’ultima volta? Sono domande cui si dà risposta ipotetica ma certa. E sono risposte su cui si costruisce una memoria reale non dei ricordi del vissuto, ma dei ricordi dell’immaginato. Il mondo di Rosa Bianca e di Erika somiglia, perlomeno graficamente, a quello della Marie Stahlbaum di Schiaccianoci e Re dei Topi, dove la cappa pesante e fangosa, livida e desolante dei giorni di guerra, si stempera nel sogno-incubo, anche questo angoscioso e cupo, della bimba e dell’ussaro galante. Roberto Innocenti per Schiaccianoci e Re dei Topi La lotta di Schiaccianoci contro Re dei Topi e le sue truppe voraci si svolge tutta in una stanza che è raccontata come un preciso campo di battaglia, con le sedie, le gambe dei tavoli, gli stipiti della porta, gli sgabelli a costruire ostacoli, percorsi, trincee naturali. Il salotto buono, addobbato per un Santo Natale tedesco, è ora luogo di guerra senza quartiere, ed è esaminato da ogni punto, destra-sinistra, dentro-fuori, sopra-sotto. Roberto Innocenti per Schiaccianoci e Re dei Topi Punti di vista grafico-topografici che danno sapore di realtà cinematografica (quasi un dolly di Stanley Kubrick) a una storia che si supporrebbe onirica e misteriosa, ma dove l’unica vera concessione al fantastico (poiché anche i giocattoli più stucchevoli assumono pose di esercito reale e battagliero) è il padrino Drosselmeier che, mago costruttore di orologi e automi, dirige gli elementi del sogno. Roberto Innocenti per Un canto di Natale Un altro Natale, dopo il sogno inquietante di Schiaccianoci: quello triste e solitario dell’avaro Scrooge del Canto di Natale. Ancora mattoni, questa volta quelli della Londra dickensiana, resi neri e opachi dalla nebbia e dal carbone. Nelle strade strette, su per le scale buie, i fantasmi del Natale passato, presente e futuro mostrano all’avaro la tristezza desolata della sua vita e gli indicano la via per un possibile lieto fine. Le vie di Londra appaiono davvero come proiezione di uno stato d’animo freddo e scostante, come esplicitazione di una dolorosa miseria sociale e personale. Nemmeno la contenuta allegria del pranzo natalizio o gli ingenui giochi di Bob Cratchit sulla via di casa bastano ad allontanare l’impressione di tristezza che la neve pasticciata dai passi o l’angustia dei vicoli sporchi trasmettono come una febbre. Roberto Innocenti per Un canto di Natale Il misero Natale londinese di Scrooge fa pendant con il rutilante Natale borghese della famiglia Stahlbaum. Le foto dei muri neri della Londra odierna rimangono nei cassetti dello studio di Roberto Innocenti, insieme alle viottole e ai muretti, questi rossi, fotografati nella lucchesia, nel pistoiese, nella Valdelsa fiorentina e senese, alla caccia degli scenari per Pinocchio e per una ricognizione d'antropologia nostalgica (Fienili). Dappertutto un’architettura ridisegnata e dipinta in maniera sapiente e pignola trasmette sensazioni di compattezza leggera. Il tratto meticoloso, i riferimenti esatti, ci parlano quindi più che del mondo reale, o di quello descritto da Hoffmann, da Dickens, da Collodi, del mondo che Roberto Innocenti ha disegnato per loro. Un mondo pesante di terra e mattoni, e pietre, con riferimenti certi ma anche con trasparenze impensabili. Testi tratti da: Andrea Rauch, Il mondo come Design e rappresentazione, Usher Arte, 2009
IL CORSO – Teoria dell’illustrazione – tecniche affinità culturali e comunicative delle arti applicate – valutazione dei progetti e dei lavori – informazione committenza e mercato. OBBIETTIVI…
Segunda y última parte de la charla con Roberto Innocenti, ilustrador: cómics, proceso creativo, la soledad, el Andersen, El último refugio o La bella durmiente
IL CORSO – Iperrealismo o totale fantasia, inquadratura cinematografica o taglio pittorico; ogni storia può essere raccontata in tanti modi diversi. Durante il corso si sperimenteranno tecnic…
En su versión periférica de Caperucita roja (La niña de rojo) el ilustrador Roberto Innocenti vuelve a apelar a la inteligencia de los niños.
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Роберто Инноченти - итальянский иллюстратор детских книг. Пройти мимо его работ просто не возможно. А иметь книги с его иллюстрациями - все равно что получить частичку волшебства и магии в подарок. Итальянский иллюстратор Роберто Инноченти родился в маленьком городе неподалеку от Флоренции в 1940…
Roberto Innocenti è nato a Bagno a Ripoli (Firenze) nel 1940. Tra i suoi titoli principali: Rosa Bianca, Le avventure di Pinocchio, Storia di Erika. Il suo ultimo libro è La casa del tempo (La Margherita). Di prossima uscita Cappuccetto rosso (Creative Editions) e L'Isola del Tesoro (Prìncipi & Princípi). Ha vinto la Mela d’oro alla Biennale dell’Illustrazione di Bratislava e l’Ibby Andersen Award, unico illustratore italiano nella storia del premio, nel 2008. Roberto Innocenti «Dove si muove Pinocchio – scrive Antonio Baldini –, per quali strade, per quali campi, per quali paesi? Certo è apparentemente facile la risposta... l’universo dei segnali che affollano il lettore non può che riferirsi ad un unico posto, dove è possibile ritrovare paesi bui e vecchietti stizziti con il berretto in testa, case porticate con dietro il bindolo e la cisterna per annaffiare gli ortaggi e colazioni a base di caffelatte: il gusto di cose viste in Toscana; e viste per di più nella beata toscanina di Leopoldo.» La Toscana del Granduca è quella degli anni precedenti l’unità d’Italia, con i paesi abbarbicati sulle montagne, i contadini con il pastrano grigio ferro e il mezzo sigaro in bocca, con le viottole limitate da muretti alti e scrostati, l’acciottolato di pietre e sassi sconnessi. Roberto Innocenti per Le avventure di Pinocchio Roberto Innocenti per Le avventure di Pinocchio Roberto Innocenti cataloga con cura gli elementi del paese di Pinocchio. Nelle sue illustrazioni compaiono cataste di legna secca e porte inchiodate alla meglio, persiane verdi scrostate dal tempo e covoni di paglia coperti di neve, cipressi neri e glicini sfioriti. Sulla tavola dell’osteria del Gambero Rosso, una buona vecchia bottega toscana, c’è il pane e il pecorino, c’è il salame. Attaccati alle travi del soffitto finiscono di stagionare i prosciutti. Quattro contadini cotti dal sole e riscaldati dal vino rosso si giocano a scopa la loro serata e il gatto allunga una zampa a tentare la filza di salsicce. Nel disegno nulla è lasciato al caso, né alla suggestione; tutto è descritto con cura, inventariato con puntiglio. Roberto Innocenti per Le avventure di Pinocchio Il Gatto e la Volpe entrano in sordina, sullo sfondo. Pinocchio si guarda alle spalle, indeciso quasi se entrare anche lui. I due compari sono intabarrati e tetri; un oste dal naso rosso e dal grembiule sporco si arriccia i baffoni. Si può continuare con le notazioni, esaminare ogni centimetro di disegno. Come in un’orchestra i singoli suoni servono però soltanto a definire l’assieme. E il suono generale del Pinocchio disegnato da Roberto Innocenti non è tanto quello delle avventure quanto quello dell’ambiente in cui i personaggi si trovano ad agire. Roberto Innocenti per Le avventure di Pinocchio Il paese di Geppetto, che sente i primi passi del burattino (ricordate: «... quel birichino di Pinocchio andava a salti, come una lepre, e battendo i suoi piedi di legno sul lastrico della strada faceva un fracasso, come venti paia di zoccoli da contadini»), è visto a volo d’uccello, come dalla finestra alta di una torre; la gente che assiste alle marachelle di Pinocchio rientra nello sfondo, si definisce in piccoli atti di contorno. Mentre il carabiniere porta via uno sconsolato Geppetto e il burattino sgattaiola via per la scesa, c’è tutto un mondo paesano che, solo momentaneamente distratto dal clamore, altro non aspetta se non riprendere il proprio ruolo abituale. Il carbonaio andrà a consegnare la legna che porta in spalla, la chioccia, radunati i pulcini, li spingerà verso il pollaio, i bimbi continueranno i loro giochi poveri. Il vinaio, venuto sulla porta di bottega, si asciuga le mani bagnate; alla fine del trambusto, fra un minuto, riprenderà quello che ha interrotto. In questo microcosmo di dimessa quotidianità poco importa quali siano le beghe di Pinocchio e Geppetto. Niente più che un fatto in mezzo a tanti altri, magari più rumoroso, capace di attirare l’attenzione per un attimo. Roberto Innocenti per Le avventure di Pinocchio Roberto Innocenti per Le avventure di Pinocchio Le illustrazioni di Innocenti sono un grande affresco della Toscana contadina e paesana, dei suoi modi di vita, quotidiani e straordinari. Un brulichio di piccoli fatti, di notazioni minime, che definiscono per sommatoria tutto un ambiente. D’altra parte la Toscana che qui si disegna è quella stessa dove affondano le radici dell’artista: «Ho girato mezza Toscana, per fotografare pezzi di muratura, viottole senza meta, muretti che non servono a nulla, case abbandonate. Ma è servito soprattutto a rinfrescare la memoria di un ragazzino che suo zio portava a caccia. Lui era contento per un merlo, un passero, io perché si andava dai contadini, ci si appostava tra i filari d’uva nera e se scoprivo un grappolo di quella per il vin santo, la finivo e mi veniva sete e dopo bevevo l’acqua del pozzo... Tutto intorno c’erano quei muri, quella gente che andava a mezz’ora di carro per prendere acqua, una vitaccia, una Toscana di zolle secche, mezzadri, fattori, carrettieri (...) Dopo tutto fu allora che lessi Pinocchio, e quello era il paesaggio fantastico che io avevo intorno, cominciava a mezz’ora di tram da casa mia». Roberto Innocenti per Le avventure di Pinocchio Pinocchio offre quindi a Innocenti l’occasione per un viaggio sentimentale all’interno della propria infanzia, per la ricerca di un tempo perduto fatto dei gesti mirati e essenziali dei contadini toscani, dei loro abiti scuri e pesanti, delle loro facce segnate e tristi. Roberto Innocenti per Rosa Bianca Anche la vicenda amara e tragica di Rosa Bianca si muove secondo coordinate simili. La piccola città percorsa dalla guerra, vicina al campo di concentramento, complice e vittima degli orrori nazisti, se è cosa certo diversa dalla Toscana di Pinocchio, nasce da ricordi e si nutre di un immaginario analogo. Tende soprattutto a ricostruire un identico paesaggio morale. Roberto Innocenti per Rosa Bianca La bambina Rosa Bianca è minuscola, inerme, si aggira tra i muri crudamente rossi della città, sotto truculente parole d’ordine, scende scale, salta pozzanghere, guarda attraverso finestre che disegnano la topografia minuziosa e vera di un luogo generato anch’esso dalla sublimazione del ricordo. «Solitamente – ricorda Innocenti – non restano immagini del primo periodo dell’infanzia; ma io ricordo immagini di guerra, e solo quelle, che entravano senza chiedere permesso. Prima di aver messo a fuoco i volti dei parenti, fissai nella mente le facce di tutti quei soldati di tutti gli eserciti che passavano davanti a casa.» Il dramma di Rosa Bianca e dei bambini del campo di concentramento si consuma tra le brume cupe di un inverno acquoso e innevato, nei gas di scarico delle colonne militari che passano frenetiche avanti e indietro per la città, nella tetra disperazione degli sfollati, sotto i cumuli di macerie dei bombardamenti. Roberto Innocenti per Rosa Bianca Roberto Innocenti per Rosa Bianca Anche e forse soprattutto in questo caso si può parlare di libro corale; ogni elemento concorre, per sua parte, alla definizione della storia. La puntualità del disegno, la meticolosità topografica, le assolute rispondenze grafiche interno-esterno, realtà-specchio (si veda per tutte la tavola di copertina con la colonna di soldati feriti riflessa nei vetri della finestra e la corrispondente tavola interna con la stessa colonna di feriti che, speculare, attraversa la città) servono a rendere ancor più dolentemente reale la storia. Fino a raggiungere toni di tragedia nell’epilogo quando Rosa Bianca deporrà il fiore azzurro sul filo spinato del campo di concentramento dove i suoi piccoli amici sono morti e dove anche lei perderà, insieme all’illusione e alla speranza, la vita. Roberto Innocenti per Storia di Erika Rosa bianca è il primo dei grandi libri politici di Roberto Innocenti. Qualche anno dopo infatti illustrerà un testo di Ruth Van der See: La storia di Erika. Stazioni grigie di ferraglia, divise verdastre, binari che corrono all’infinito verso il niente, cielo plumbeo. Un debole raggio di sole arriva solo sulla carrozzina abbandonata sui binari, vuota. Roberto Innocenti per Storia di Erika Il racconto di Erika, la bambina salvata da Auschwitz dalla madre che l’ha lanciata fuori dal treno della morte, è fatto tutto di domande a cui la protagonista non sa né può dare risposta. Quando sono nata? Qual è il nome che mi aveva dato mia madre? Avrà sofferto e pianto prima di lanciarmi fuori dal treno? Mi avrà baciato per l’ultima volta? Sono domande cui si dà risposta ipotetica ma certa. E sono risposte su cui si costruisce una memoria reale non dei ricordi del vissuto, ma dei ricordi dell’immaginato. Il mondo di Rosa Bianca e di Erika somiglia, perlomeno graficamente, a quello della Marie Stahlbaum di Schiaccianoci e Re dei Topi, dove la cappa pesante e fangosa, livida e desolante dei giorni di guerra, si stempera nel sogno-incubo, anche questo angoscioso e cupo, della bimba e dell’ussaro galante. Roberto Innocenti per Schiaccianoci e Re dei Topi La lotta di Schiaccianoci contro Re dei Topi e le sue truppe voraci si svolge tutta in una stanza che è raccontata come un preciso campo di battaglia, con le sedie, le gambe dei tavoli, gli stipiti della porta, gli sgabelli a costruire ostacoli, percorsi, trincee naturali. Il salotto buono, addobbato per un Santo Natale tedesco, è ora luogo di guerra senza quartiere, ed è esaminato da ogni punto, destra-sinistra, dentro-fuori, sopra-sotto. Roberto Innocenti per Schiaccianoci e Re dei Topi Punti di vista grafico-topografici che danno sapore di realtà cinematografica (quasi un dolly di Stanley Kubrick) a una storia che si supporrebbe onirica e misteriosa, ma dove l’unica vera concessione al fantastico (poiché anche i giocattoli più stucchevoli assumono pose di esercito reale e battagliero) è il padrino Drosselmeier che, mago costruttore di orologi e automi, dirige gli elementi del sogno. Roberto Innocenti per Un canto di Natale Un altro Natale, dopo il sogno inquietante di Schiaccianoci: quello triste e solitario dell’avaro Scrooge del Canto di Natale. Ancora mattoni, questa volta quelli della Londra dickensiana, resi neri e opachi dalla nebbia e dal carbone. Nelle strade strette, su per le scale buie, i fantasmi del Natale passato, presente e futuro mostrano all’avaro la tristezza desolata della sua vita e gli indicano la via per un possibile lieto fine. Le vie di Londra appaiono davvero come proiezione di uno stato d’animo freddo e scostante, come esplicitazione di una dolorosa miseria sociale e personale. Nemmeno la contenuta allegria del pranzo natalizio o gli ingenui giochi di Bob Cratchit sulla via di casa bastano ad allontanare l’impressione di tristezza che la neve pasticciata dai passi o l’angustia dei vicoli sporchi trasmettono come una febbre. Roberto Innocenti per Un canto di Natale Il misero Natale londinese di Scrooge fa pendant con il rutilante Natale borghese della famiglia Stahlbaum. Le foto dei muri neri della Londra odierna rimangono nei cassetti dello studio di Roberto Innocenti, insieme alle viottole e ai muretti, questi rossi, fotografati nella lucchesia, nel pistoiese, nella Valdelsa fiorentina e senese, alla caccia degli scenari per Pinocchio e per una ricognizione d'antropologia nostalgica (Fienili). Dappertutto un’architettura ridisegnata e dipinta in maniera sapiente e pignola trasmette sensazioni di compattezza leggera. Il tratto meticoloso, i riferimenti esatti, ci parlano quindi più che del mondo reale, o di quello descritto da Hoffmann, da Dickens, da Collodi, del mondo che Roberto Innocenti ha disegnato per loro. Un mondo pesante di terra e mattoni, e pietre, con riferimenti certi ma anche con trasparenze impensabili. Testi tratti da: Andrea Rauch, Il mondo come Design e rappresentazione, Usher Arte, 2009
Una gris mañana, la imaginación de J. P. Lewis y de Robert Innocenti se tomó unas vacaciones y partieron a buscarla en la preciosísima obra El último refugio.
Вторая книга художника в этом журнале – раньше была Rose Blanche .
Il 27 gennaio è il Giorno della Memoria e ne abbiamo parlato in un precedente post. Qui diamo, senza alcuna pretesa né di esaustività né di completezza, una piccola guida bibliografica dei libri e degli albi illustrati usciti in Italia negli ultimi anni sulla Shoah, le persecuzioni razziali, i campi di sterminio. Una guida piccola, piccolissima, per uso di memoria... ---------------------------- Judith Kerr Quando Hitler rubò il coniglio rosa Illustrazioni di Gianni De Conno Rizzoli, 2008 Hitler ha rubato, non solo metaforicamente, il coniglio rosa di Anna. Le ha portato via anche la casa e la vita conosciuta fino ad allora. Adesso lei e la sua famiglia dovranno partire, ma per andare dove? Il romanzo di Judith Kerr è la storia di un viaggio in uno dei periodi più bui della storia d’Europa. ---------------------------- Rachel Hausfater-Douieb Il Bambino stella Illustrazioni di Olivier Latik Pisani editrice, 2007 Il Bambino è affascinato da quella stella che gli è spuntata sul petto, ma presto arriva la notte e con essa arrivano i “cacciatori di stelle”, con i loro grandi stivali neri... Per fortuna il Bambino Stella riuscirà a nascondersi e non dovrà salire su uno di quei treni che vanno lontano lontano... ---------------------------- Lorenza Farina Il volo di Sara Illustrazioni di Sonia Maria Luce Possentini Fatatrac, 2012 Nel campo di concentramento Sara incontra un piccolo pettirosso che deciderà di portare con sé, in alto, questa nuova amica dal nastro azzurro tra i capelli, perché la Shoah e i campi di concentramento sono cosa troppo crudele per una bambina. ---------------------------- Cristophe Gallaz, Roberto Innocenti Rosa Bianca La Margherita, 2005 Il dramma di Rosa Bianca e dei bambini del campo di concentramento si consuma tra le brume cupe di un inverno acquoso e innevato, nei gas di scarico delle colonne militari che passano frenetiche avanti e indietro per la città, nella tetra disperazione degli sfollati, sotto i cumuli di macerie dei bombardamenti. ---------------------------- Ruth Van der See La storia di Erika Illustrazioni di Roberto Innocenti La Margherita, 2005 Il racconto di Erika, la bambina salvata da Auschwitz dalla madre che l’ha lanciata fuori dal treno della morte, è fatto tutto di domande a cui la protagonista non sa né può dare risposta. Quando sono nata? Qual è il nome che mi aveva dato mia madre? Avrà sofferto e pianto prima di lanciarmi fuori dal treno? Mi avrà baciato per l’ultima volta? ---------------------------- Lia Levi La portinaia Apollonia Illustrazioni di Emanuela Orciari Orecchio acerbo, 2006 Ma sarà proprio vero che la portinaia Apollonia è una strega che ingrassa i bambini per poi mangiarseli. Daniel, nella città in guerra e occupata dalle truppe tedesche, ne è sicuro e ne ha una grande paura. Ma a volte anche le streghe possono salvarci… ---------------------------- Irène Cohen-Janca L'albero di Anne Illustrazioni di Maurizio A. C. Quarello Orecchio acerbo, 2010 Un vecchio ippocastano, nel cortile di una casa alle spalle di uno dei tanti canali di Amsterdam. Ha più di cento anni, e sotto la corteccia migliaia di ricordi. Ma è di una ragazzina, Anne il suo nome, il ricordo più vivo. Aveva tredici anni, ma non scendeva mai in cortile a giocare. Si vedeva appena, dietro il lucernario della soffitta del palazzo di fronte… ---------------------------- Nadia Terranova Bruno Il bambino che imparò a volare Illustrazioni di Ofra Amit Bruno Schultz è un bambino, ebreo. Curioso e attento a ogni cosa che lo circonda, è affascinato dalle eccentriche stravaganze del padre e farà rivivere nei suoi disegni e nei suo scritti la straordinaria capacità paterna di riconoscersi e identificarsi in ogni oggetto, in ogni animale, in ogni persona. Fino a una giornata d’autunno del 1942, quando un ufficiale nazista lo ucciderà per strada... ---------------------------- Tomi Ungerer Otto Mondadori, 2003 Un orsacchiotto e due bambini tedeschi: compagni di gioco inseparabili, vengono improvvisamente divisi perché un giorno David è costretto a cucirsi sugli abiti una stella gialla ed è portato via da misteriosi uomini in uniforme. Poi la guerra trascina via anche l'orso Otto, finito nella vetrina di un rigattiere americano, lontano dai suoi due amici… ---------------------------- Illustrazioni di Matteo Gubellini Nessuna differenza?! Prìncipi e Princìpi, 2011 Riuscite a vedere le differenze tra i disegni e le foto? Sono le stesse situazioni, bambini che alzano le mani e bambini che salgono in treno... Simili però solo in apparenza. Sono situazioni a confronto, che impongono l'uso della memoria. Sta a noi riconoscere, oggi come ieri, qual è la differenza!
Вторая книга художника в этом журнале – раньше была Rose Blanche .