Sofferenza e creatività. Un inscindibile binomio per Ligabue (1899–1965), il pittore italo-svizzero a cui è dedicata la mostra monografica “Antonio Ligabue
Title: Interno con gatto e grata Artist: Antonio Ligabue Origin: Italy Size: 62.3 x 47 cm Date: circa 1954-1955 Medium: oil on Masonite board Source: Ligabue: Catalogo Generale dei Dipinti by Sergio...
Un documento raro, girato negli anni Sessanta, che svela volto, gesti, riti e ispirazioni del grande pittore naïf, Antonio Ligabue. Frammenti da una biografia segnata da emarginazione e disagio psichico. E da uno straordinario talento
With over 100 works including paintings, drawings, engravings and sculptures, a large exhibition will celebrate the 50th anniversary of the death of Antonio Ligabue, among one of the most ingenious and original Italian artists of the 20th century. (ANSA)
Alle Scuderie del Castello Visconteo di Pavia, cinquanta opere riassumono le fasi della carriera di Antonio Ligabue.
Antonio Ligabue, Leopardo con serpente, 1952. La vicenda di Antonio Ligabue racconta una storia non inedita nella storia dell’arte: quella di uno stupefacente genio creativo racchiuso in ciò che la nostra cultura etichetta come follia. Ma se nell’universo di questa parola ambigua e fumosa includiamo un modo “altro” di essere e di vedere il mondo, ecco che allora la follia diventa uno spiraglio che si apre su possibilità sconosciute, su realtà inimmaginabili, che solo l’occhio che sfugge ai cliché e agli schemi consueti può cogliere. L’arte di Antonio Ligabue è espressione di quel lato oscuro fatto di istintività immediata, primitiva, non filtrata da nessuna sovrastruttura stilistica o ideologica. Nei suoi quadri si coglie la sua totale appartenenza al mondo che rappresenta, al di fuori di ogni considerazione morale o teorica. Antonio Ligabue, Vedova nera, 1955. Per questo Ligabue è stato per lungo tempo etichettato come pittore naif, cioè come artista “selvaggio”, lontano da qualsiasi corrente artistica e da ogni condizionamento teorico e stilistico. L’arte del Novecento, in buona parte delle sue espressioni, ha cercato soprattutto uno sguardo “altro”, nuovo, non convenzionale, sulla realtà, in grado di liberarla dalle pastoie delle sovrastrutture che impedivano che essa prorompesse nella sua verità. Espressionisti, cubisti, dadaisti, surrealisti, astrattisti lo hanno fatto seguendo strade concettuali. Ligabue ha creato un potente affresco espressionista della sua poetica interiore, ma senza che il proprio ingegno creativo venisse addomesticato da manifesti ideologici. Antonio Ligabue, Aquila con volpe, 1952. Egli dava forma alle immagini che si agitavano nella sua fantasia, traendo ispirazione dai libri illustrati, dai musei di storia naturale, dall’esperienza diretta nel circo e in campagna. I suoi soggetti sono molto spesso bestie feroci che danno vita a un teatro di ferocia e spietatezza, anche se la violenza caratterizza anche le rappresentazioni di animali domestici, che dipingerà soprattutto negli ultimi due decenni della sua vita. Antonio Ligabue, Aquila che assale una volpe. La visione delle immagini lasciano intuire la tensione e l’eccitazione che hanno caratterizzato il momento della loro creazione e che continuano ad animare i soggetti raffigurati, dando l’impressione di poter avvertire lo spasimo e la paura delle prede braccate, la brama furiosa dei predatori. «Quando dipingeva animali feroci - scriveva uno dei suoi primi estimatori, il grande artista Marino Renato Mazzacurati - si identificava con loro a tal punto da assumerne gli atteggiamenti. Ruggiva spaventosamente, e imitava il leone, la tigre, il leopardo nell'atto di azzannare la preda. Sorprendente era la sua conoscenza della struttura anatomica degli animali, dei loro istinti, della loro forza». Antonio Ligabue, Volpe in fuga. L’insidia è una presenza costante nelle sue tele, il pericolo che incombe alle spalle con i suoi artigli spietati. Mai un attimo di quiete che rallenti la tensione. Nelle foreste come nelle campagne la vita è essenzialmente lotta senza scampo contro un nemico molto più forte. Anche i paesaggi non sfuggono a questa logica, siano essi lussureggianti foreste o sobri campi di pianura: il pericolo giunge dal fulmine che spaventa i cavalli, dalla frusta che colpisce i buoi attaccati al giogo, dalla tempesta che si annuncia in lontananza. Anche nei suoi numerosissimi autoritratti, ossessivi e senza ombra di compiacimento, Ligabue si dipinge uno sguardo incerto, allarmato, da animale braccato che fiuta il pericolo e si guarda alle spalle. Antonio Ligabue, Testa di tigre, 1955-56. Forse Ligabue non raggiunse mai una consapevolezza concettuale e stilistica del suo dipingere, ma la sua opera, che trasforma una sensibilità profonda e oscura nell’immagine spietata e vera della realtà della vita, coniugando in modo così struggente bellezza e crudeltà, non può che definirsi arte nel senso più compiuto, essendo stata capace di dire con la forza universale delle forme, dei colori e della luce ciò per molti rimane un dolore sordo e inespresso. Antonio Ligabue, Diligenza con paesaggio e villa di Casanova Rambelli, 1953-1954. Ligabue ha avuto la capacità di trasformare gli incubi di una mente alienata e le sue ossessioni maniacali in visioni incantate e immagini potentissime, cariche di vitalità e di colori che squillano come trombe. Tigri con le fauci spalancate, leoni nell'atto di aggredire una gazzella, leopardi avviluppati da serpenti, cavalli assaliti da orsi o da lupi e galli in lotta: predatori e prede, selvatici e domestici, Ligabue sentiva gli animali come compagni. Il mondo degli uomini, con la sua violenza gratuita e burocratica, gli appariva incomprensibile e crudele. L'orrore e la violenza che traboccano dai suoi quadri hanno invece l’innocenza dell’istinto ancestrale. Immerso nella natura, ne percepiva le forze che sentiva irrompere dentro di sé e nel mondo intorno. Libero dalle costruzioni artificiali che le culture edificano per sublimare l'aggressività e la paura, Ligabue, con l'intuito empatico dell'uomo primitivo, trae dalle sue viscere immagini spietate che mostrano come la legge primordiale di ogni esistenza non sia altro che l'originaria lotta per la vita. Antonio Ligabue, Autoritratto con cane, 1957. Il taglio scelto da Ligabue nella composizione esalta sempre la centralità della figura o delle figure prevalenti, dedicando grande cura alla drammatizzazione, alla concentrazione del movimento, alla rappresentazione degli stati d’animo delle bestie raffigurate, alla resa di una stupefacente fisicità dei corpi e di una serrata tensione narrativa. Anche i colori, forti, densi, accesi, spesso acidi e aggressivi, esprimono con molta forza le emozioni e i turbamenti del mondo interiore dell’artista. Nell’atmosfera surreale della Bassa Padana, in quell'universo anfibio tra terra e fiume, si raccontava la storia di “Toni el matt”, l’uomo selvaggio e solitario che dipingeva le belve feroci della giungla e che sognava di diventare un uccello rapace. Antonio Ligabue, Gorilla con donna, olio su tavola di faesite, 1957-1958.
Antonio Ligabue, Leopardo con serpente, 1952. La vicenda di Antonio Ligabue racconta una storia non inedita nella storia dell’arte: quella di uno stupefacente genio creativo racchiuso in ciò che la nostra cultura etichetta come follia. Ma se nell’universo di questa parola ambigua e fumosa includiamo un modo “altro” di essere e di vedere il mondo, ecco che allora la follia diventa uno spiraglio che si apre su possibilità sconosciute, su realtà inimmaginabili, che solo l’occhio che sfugge ai cliché e agli schemi consueti può cogliere. L’arte di Antonio Ligabue è espressione di quel lato oscuro fatto di istintività immediata, primitiva, non filtrata da nessuna sovrastruttura stilistica o ideologica. Nei suoi quadri si coglie la sua totale appartenenza al mondo che rappresenta, al di fuori di ogni considerazione morale o teorica. Antonio Ligabue, Vedova nera, 1955. Per questo Ligabue è stato per lungo tempo etichettato come pittore naif, cioè come artista “selvaggio”, lontano da qualsiasi corrente artistica e da ogni condizionamento teorico e stilistico. L’arte del Novecento, in buona parte delle sue espressioni, ha cercato soprattutto uno sguardo “altro”, nuovo, non convenzionale, sulla realtà, in grado di liberarla dalle pastoie delle sovrastrutture che impedivano che essa prorompesse nella sua verità. Espressionisti, cubisti, dadaisti, surrealisti, astrattisti lo hanno fatto seguendo strade concettuali. Ligabue ha creato un potente affresco espressionista della sua poetica interiore, ma senza che il proprio ingegno creativo venisse addomesticato da manifesti ideologici. Antonio Ligabue, Aquila con volpe, 1952. Egli dava forma alle immagini che si agitavano nella sua fantasia, traendo ispirazione dai libri illustrati, dai musei di storia naturale, dall’esperienza diretta nel circo e in campagna. I suoi soggetti sono molto spesso bestie feroci che danno vita a un teatro di ferocia e spietatezza, anche se la violenza caratterizza anche le rappresentazioni di animali domestici, che dipingerà soprattutto negli ultimi due decenni della sua vita. Antonio Ligabue, Aquila che assale una volpe. La visione delle immagini lasciano intuire la tensione e l’eccitazione che hanno caratterizzato il momento della loro creazione e che continuano ad animare i soggetti raffigurati, dando l’impressione di poter avvertire lo spasimo e la paura delle prede braccate, la brama furiosa dei predatori. «Quando dipingeva animali feroci - scriveva uno dei suoi primi estimatori, il grande artista Marino Renato Mazzacurati - si identificava con loro a tal punto da assumerne gli atteggiamenti. Ruggiva spaventosamente, e imitava il leone, la tigre, il leopardo nell'atto di azzannare la preda. Sorprendente era la sua conoscenza della struttura anatomica degli animali, dei loro istinti, della loro forza». Antonio Ligabue, Volpe in fuga. L’insidia è una presenza costante nelle sue tele, il pericolo che incombe alle spalle con i suoi artigli spietati. Mai un attimo di quiete che rallenti la tensione. Nelle foreste come nelle campagne la vita è essenzialmente lotta senza scampo contro un nemico molto più forte. Anche i paesaggi non sfuggono a questa logica, siano essi lussureggianti foreste o sobri campi di pianura: il pericolo giunge dal fulmine che spaventa i cavalli, dalla frusta che colpisce i buoi attaccati al giogo, dalla tempesta che si annuncia in lontananza. Anche nei suoi numerosissimi autoritratti, ossessivi e senza ombra di compiacimento, Ligabue si dipinge uno sguardo incerto, allarmato, da animale braccato che fiuta il pericolo e si guarda alle spalle. Antonio Ligabue, Testa di tigre, 1955-56. Forse Ligabue non raggiunse mai una consapevolezza concettuale e stilistica del suo dipingere, ma la sua opera, che trasforma una sensibilità profonda e oscura nell’immagine spietata e vera della realtà della vita, coniugando in modo così struggente bellezza e crudeltà, non può che definirsi arte nel senso più compiuto, essendo stata capace di dire con la forza universale delle forme, dei colori e della luce ciò per molti rimane un dolore sordo e inespresso. Antonio Ligabue, Diligenza con paesaggio e villa di Casanova Rambelli, 1953-1954. Ligabue ha avuto la capacità di trasformare gli incubi di una mente alienata e le sue ossessioni maniacali in visioni incantate e immagini potentissime, cariche di vitalità e di colori che squillano come trombe. Tigri con le fauci spalancate, leoni nell'atto di aggredire una gazzella, leopardi avviluppati da serpenti, cavalli assaliti da orsi o da lupi e galli in lotta: predatori e prede, selvatici e domestici, Ligabue sentiva gli animali come compagni. Il mondo degli uomini, con la sua violenza gratuita e burocratica, gli appariva incomprensibile e crudele. L'orrore e la violenza che traboccano dai suoi quadri hanno invece l’innocenza dell’istinto ancestrale. Immerso nella natura, ne percepiva le forze che sentiva irrompere dentro di sé e nel mondo intorno. Libero dalle costruzioni artificiali che le culture edificano per sublimare l'aggressività e la paura, Ligabue, con l'intuito empatico dell'uomo primitivo, trae dalle sue viscere immagini spietate che mostrano come la legge primordiale di ogni esistenza non sia altro che l'originaria lotta per la vita. Antonio Ligabue, Autoritratto con cane, 1957. Il taglio scelto da Ligabue nella composizione esalta sempre la centralità della figura o delle figure prevalenti, dedicando grande cura alla drammatizzazione, alla concentrazione del movimento, alla rappresentazione degli stati d’animo delle bestie raffigurate, alla resa di una stupefacente fisicità dei corpi e di una serrata tensione narrativa. Anche i colori, forti, densi, accesi, spesso acidi e aggressivi, esprimono con molta forza le emozioni e i turbamenti del mondo interiore dell’artista. Nell’atmosfera surreale della Bassa Padana, in quell'universo anfibio tra terra e fiume, si raccontava la storia di “Toni el matt”, l’uomo selvaggio e solitario che dipingeva le belve feroci della giungla e che sognava di diventare un uccello rapace. Antonio Ligabue, Gorilla con donna, olio su tavola di faesite, 1957-1958.
Si è svolta nel 2015 una grande mostra antologica su Antonio Ligabue, per il cinquantenario della morte, nella sua Gualtieri (Re). In mostra dipinti, disegni, incisioni e sculture tra cui alcuni inediti provenienti da collezioni private. E’ la prima iniziativa della neonata Fondazione Museo Antonio Ligabue
Antonio Ligabue (nato Antonio Costa, poi Antonio Laccabue; Zurigo, 1899-1965) è stato un pittore e scultore Italiano, tra i più importanti del XX seco
“Quattro ruote trasportano il corpo, due scaldano l‘anima”: non si tratta solo di immaginario popolare, ma di un vero e proprio stato dell’esistenza. Una filosofia, un modo di essere condiviso in ogni parte del pianeta, lì dove ci sono uomini e talora anche donne. La motocicletta, tra stile, velocità, prestazioni, ha alimentato diversi miti: il viaggio, la conquista della libertà, la solitudine nel paesaggio. Capire il motore, saperlo ascoltare, curare, guarire.
I Musei Civici agli Eremitani di Padova rendono omaggio al pittore svizzero Antonio Ligabue.
Dal 17 marzo al 18 giugno 2017, le Scuderie del Castello Visconteo di Pavia ospitano oltre cinquanta opere di Antonio Ligabue.
Item specificsConditionVery goodA book that doesn't look new and has been read but is in excellent condition. No obvious damage to the cover, with the dust jacket (if applicable) included for hard covers. No missing or damaged pages, no creases or tears and no underlining/highlighting of text or writing in the margins. May be very minimal identifying marks on the inside cover. Very minimal wear and tear. See the seller’s listing for full details and description of any imperfections. See all condition definitionsopens in a new window or tabSeller notes“TEXT IN ENGLISH AND RUSSIAN./// Exhibition catalog in very good condition. Profusely illustrated ... Read moreabout the seller notes“TEXT IN ENGLISH AND RUSSIAN./// Exhibition catalog in very good condition. Profusely illustrated throughout. Minor wear to the cover edges. All illustrations are clear and bright.” Read lessabout the seller notes TopicExhibitionsFormatPaperbackTypeCatalogueArtistAntonio LigabuePublication Year2018Special Attributes1st EditionNarrative TypeNon-FictionTitleMirror of the SoulCityMoscowSubjectsArt & CultureLanguageEnglish, RussianISBNDoes not apply
Non è un caso se proprio oggi, 27 maggio, a cinquanta anni dalla morte, Antonio Ligabue, venga celebrato con mostre, pubblicazioni, documentari
I Musei Civici agli Eremitani di Padova rendono omaggio al pittore svizzero Antonio Ligabue.
Fallow Deer with landscape (1952) oil on faesite board Antonio Ligabue (nato Antonio Laccabue - Zurigo 1899 – Gualtieri 1965 Selvaggio, imprevedibile per il suo rapporto con il mondo e la realtà, per tutta la vita fu considerato un matto ma la sua pazzia era solo il suo essere istintivo ed autentico nella vita, come nel suo essere pittore. Riconosciuto, come il più alto esponente dei Naif italiani, riempie la realtà della campagna di alberi e foglie di una fantastica giungla popolata di animali domestici e selvaggi. Antonio Ligabue (Real name: Antonio Laccabue 1899-1965) Wild, unpredictable for his relationship with the world and reality, for life was considered a madman, but his madness was just his being instinctive and authentic in life, as in his being a painter. Recognized as the highest exponent of Naif Italian, it fills the reality of the countryside of trees and leaves a fantastic jungle inhabited by domestic and wild animals.
Sofferenza e creatività. Un inscindibile binomio per Ligabue (1899–1965), il pittore italo-svizzero a cui è dedicata la mostra monografica “Antonio Ligabue
L’uomo, il pittore
Title: Leopard Artist: Antonio Ligabue Date: 1955 Medium: oil Source: Wikiart.org
I Musei Civici agli Eremitani di Padova rendono omaggio al pittore svizzero Antonio Ligabue.
Si è svolta nel 2015 una grande mostra antologica su Antonio Ligabue, per il cinquantenario della morte, nella sua Gualtieri (Re). In mostra dipinti, disegni, incisioni e sculture tra cui alcuni inediti provenienti da collezioni private. E’ la prima iniziativa della neonata Fondazione Museo Antonio Ligabue
La prima mostra antologica che Mosca dedica all’artista emiliano (fino all'11marzo)
Italian painter Antonio Ligabue c.1960.
L’uomo, il pittore
Antonio Ligabue, Pittore. Biografia, Richiedi Prezzi, Stime e Statistiche di Vendita. Offriamo la Valutazione in 24 Ore. Acquistiamo i suoi Dipinti
L’eterno luogo comune di genio e sregolatezza, di arte e follia. Che, nel caso di Antonio Ligabue, diventa quasi proverbiale. Se poi Sgarbi lo definisce un van Gog “padano”, allora il solco s’approfondisce. Merita in ogni caso la splendida mostra alla Fondazione Magnani Rocca. Nel parmense, fino al 26 giugno.
Si è svolta nel 2015 una grande mostra antologica su Antonio Ligabue, per il cinquantenario della morte, nella sua Gualtieri (Re). In mostra dipinti, disegni, incisioni e sculture tra cui alcuni inediti provenienti da collezioni private. E’ la prima iniziativa della neonata Fondazione Museo Antonio Ligabue
La follia del genio. Antonio Ligabue Mostra della Fondazione Magnani Rocca (Parma). In mostra uno dei protagonisti dell’arte del XX secolo.