Antonio Ligabue, Leopardo con serpente, 1952. La vicenda di Antonio Ligabue racconta una storia non inedita nella storia dell’arte: quella di uno stupefacente genio creativo racchiuso in ciò che la nostra cultura etichetta come follia. Ma se nell’universo di questa parola ambigua e fumosa includiamo un modo “altro” di essere e di vedere il mondo, ecco che allora la follia diventa uno spiraglio che si apre su possibilità sconosciute, su realtà inimmaginabili, che solo l’occhio che sfugge ai cliché e agli schemi consueti può cogliere. L’arte di Antonio Ligabue è espressione di quel lato oscuro fatto di istintività immediata, primitiva, non filtrata da nessuna sovrastruttura stilistica o ideologica. Nei suoi quadri si coglie la sua totale appartenenza al mondo che rappresenta, al di fuori di ogni considerazione morale o teorica. Antonio Ligabue, Vedova nera, 1955. Per questo Ligabue è stato per lungo tempo etichettato come pittore naif, cioè come artista “selvaggio”, lontano da qualsiasi corrente artistica e da ogni condizionamento teorico e stilistico. L’arte del Novecento, in buona parte delle sue espressioni, ha cercato soprattutto uno sguardo “altro”, nuovo, non convenzionale, sulla realtà, in grado di liberarla dalle pastoie delle sovrastrutture che impedivano che essa prorompesse nella sua verità. Espressionisti, cubisti, dadaisti, surrealisti, astrattisti lo hanno fatto seguendo strade concettuali. Ligabue ha creato un potente affresco espressionista della sua poetica interiore, ma senza che il proprio ingegno creativo venisse addomesticato da manifesti ideologici. Antonio Ligabue, Aquila con volpe, 1952. Egli dava forma alle immagini che si agitavano nella sua fantasia, traendo ispirazione dai libri illustrati, dai musei di storia naturale, dall’esperienza diretta nel circo e in campagna. I suoi soggetti sono molto spesso bestie feroci che danno vita a un teatro di ferocia e spietatezza, anche se la violenza caratterizza anche le rappresentazioni di animali domestici, che dipingerà soprattutto negli ultimi due decenni della sua vita. Antonio Ligabue, Aquila che assale una volpe. La visione delle immagini lasciano intuire la tensione e l’eccitazione che hanno caratterizzato il momento della loro creazione e che continuano ad animare i soggetti raffigurati, dando l’impressione di poter avvertire lo spasimo e la paura delle prede braccate, la brama furiosa dei predatori. «Quando dipingeva animali feroci - scriveva uno dei suoi primi estimatori, il grande artista Marino Renato Mazzacurati - si identificava con loro a tal punto da assumerne gli atteggiamenti. Ruggiva spaventosamente, e imitava il leone, la tigre, il leopardo nell'atto di azzannare la preda. Sorprendente era la sua conoscenza della struttura anatomica degli animali, dei loro istinti, della loro forza». Antonio Ligabue, Volpe in fuga. L’insidia è una presenza costante nelle sue tele, il pericolo che incombe alle spalle con i suoi artigli spietati. Mai un attimo di quiete che rallenti la tensione. Nelle foreste come nelle campagne la vita è essenzialmente lotta senza scampo contro un nemico molto più forte. Anche i paesaggi non sfuggono a questa logica, siano essi lussureggianti foreste o sobri campi di pianura: il pericolo giunge dal fulmine che spaventa i cavalli, dalla frusta che colpisce i buoi attaccati al giogo, dalla tempesta che si annuncia in lontananza. Anche nei suoi numerosissimi autoritratti, ossessivi e senza ombra di compiacimento, Ligabue si dipinge uno sguardo incerto, allarmato, da animale braccato che fiuta il pericolo e si guarda alle spalle. Antonio Ligabue, Testa di tigre, 1955-56. Forse Ligabue non raggiunse mai una consapevolezza concettuale e stilistica del suo dipingere, ma la sua opera, che trasforma una sensibilità profonda e oscura nell’immagine spietata e vera della realtà della vita, coniugando in modo così struggente bellezza e crudeltà, non può che definirsi arte nel senso più compiuto, essendo stata capace di dire con la forza universale delle forme, dei colori e della luce ciò per molti rimane un dolore sordo e inespresso. Antonio Ligabue, Diligenza con paesaggio e villa di Casanova Rambelli, 1953-1954. Ligabue ha avuto la capacità di trasformare gli incubi di una mente alienata e le sue ossessioni maniacali in visioni incantate e immagini potentissime, cariche di vitalità e di colori che squillano come trombe. Tigri con le fauci spalancate, leoni nell'atto di aggredire una gazzella, leopardi avviluppati da serpenti, cavalli assaliti da orsi o da lupi e galli in lotta: predatori e prede, selvatici e domestici, Ligabue sentiva gli animali come compagni. Il mondo degli uomini, con la sua violenza gratuita e burocratica, gli appariva incomprensibile e crudele. L'orrore e la violenza che traboccano dai suoi quadri hanno invece l’innocenza dell’istinto ancestrale. Immerso nella natura, ne percepiva le forze che sentiva irrompere dentro di sé e nel mondo intorno. Libero dalle costruzioni artificiali che le culture edificano per sublimare l'aggressività e la paura, Ligabue, con l'intuito empatico dell'uomo primitivo, trae dalle sue viscere immagini spietate che mostrano come la legge primordiale di ogni esistenza non sia altro che l'originaria lotta per la vita. Antonio Ligabue, Autoritratto con cane, 1957. Il taglio scelto da Ligabue nella composizione esalta sempre la centralità della figura o delle figure prevalenti, dedicando grande cura alla drammatizzazione, alla concentrazione del movimento, alla rappresentazione degli stati d’animo delle bestie raffigurate, alla resa di una stupefacente fisicità dei corpi e di una serrata tensione narrativa. Anche i colori, forti, densi, accesi, spesso acidi e aggressivi, esprimono con molta forza le emozioni e i turbamenti del mondo interiore dell’artista. Nell’atmosfera surreale della Bassa Padana, in quell'universo anfibio tra terra e fiume, si raccontava la storia di “Toni el matt”, l’uomo selvaggio e solitario che dipingeva le belve feroci della giungla e che sognava di diventare un uccello rapace. Antonio Ligabue, Gorilla con donna, olio su tavola di faesite, 1957-1958.
The late Catalan painter Joan Marti Aragonès was born in Barcelona in 1936, during the Spanish Civil War. At thirteen years of age he was admitted as an apprentice to the studio of Nolasc Valls. Marti showed a predilection for Figurative Art from the start and enrolled in the School of Fine Arts in Barcelona, whence he graduated in 1959 with a BFA. After completing his studies he won a scholarship to further their studies in Italy and America. At twenty years of age, Marti had his first solo exhibition. Six years later, and after a deep reflection on his painting, he had his successful second exhibition, this time in the Gallery Jaimes in the famous Paseo de Gracia in Barcelona. In 1986 he moved to Rome, to the Cinecitta film studios, where the film Othello was shooting, and with full authority from director Franco Zeffirelli, took notes on Placido Domingo, Katia Ricarelli and other actors. Martí completed 25 works on the theme of Othello with Placido Domingo as the main model for a traveling exhibition which went worldwide in 1992. From then he held exhibitions in the major Spanish galleries, and throughout the world. Joan Marti passed away in February, 2009.
Antonio Ligabue, Leopardo con serpente, 1952. La vicenda di Antonio Ligabue racconta una storia non inedita nella storia dell’arte: quella di uno stupefacente genio creativo racchiuso in ciò che la nostra cultura etichetta come follia. Ma se nell’universo di questa parola ambigua e fumosa includiamo un modo “altro” di essere e di vedere il mondo, ecco che allora la follia diventa uno spiraglio che si apre su possibilità sconosciute, su realtà inimmaginabili, che solo l’occhio che sfugge ai cliché e agli schemi consueti può cogliere. L’arte di Antonio Ligabue è espressione di quel lato oscuro fatto di istintività immediata, primitiva, non filtrata da nessuna sovrastruttura stilistica o ideologica. Nei suoi quadri si coglie la sua totale appartenenza al mondo che rappresenta, al di fuori di ogni considerazione morale o teorica. Antonio Ligabue, Vedova nera, 1955. Per questo Ligabue è stato per lungo tempo etichettato come pittore naif, cioè come artista “selvaggio”, lontano da qualsiasi corrente artistica e da ogni condizionamento teorico e stilistico. L’arte del Novecento, in buona parte delle sue espressioni, ha cercato soprattutto uno sguardo “altro”, nuovo, non convenzionale, sulla realtà, in grado di liberarla dalle pastoie delle sovrastrutture che impedivano che essa prorompesse nella sua verità. Espressionisti, cubisti, dadaisti, surrealisti, astrattisti lo hanno fatto seguendo strade concettuali. Ligabue ha creato un potente affresco espressionista della sua poetica interiore, ma senza che il proprio ingegno creativo venisse addomesticato da manifesti ideologici. Antonio Ligabue, Aquila con volpe, 1952. Egli dava forma alle immagini che si agitavano nella sua fantasia, traendo ispirazione dai libri illustrati, dai musei di storia naturale, dall’esperienza diretta nel circo e in campagna. I suoi soggetti sono molto spesso bestie feroci che danno vita a un teatro di ferocia e spietatezza, anche se la violenza caratterizza anche le rappresentazioni di animali domestici, che dipingerà soprattutto negli ultimi due decenni della sua vita. Antonio Ligabue, Aquila che assale una volpe. La visione delle immagini lasciano intuire la tensione e l’eccitazione che hanno caratterizzato il momento della loro creazione e che continuano ad animare i soggetti raffigurati, dando l’impressione di poter avvertire lo spasimo e la paura delle prede braccate, la brama furiosa dei predatori. «Quando dipingeva animali feroci - scriveva uno dei suoi primi estimatori, il grande artista Marino Renato Mazzacurati - si identificava con loro a tal punto da assumerne gli atteggiamenti. Ruggiva spaventosamente, e imitava il leone, la tigre, il leopardo nell'atto di azzannare la preda. Sorprendente era la sua conoscenza della struttura anatomica degli animali, dei loro istinti, della loro forza». Antonio Ligabue, Volpe in fuga. L’insidia è una presenza costante nelle sue tele, il pericolo che incombe alle spalle con i suoi artigli spietati. Mai un attimo di quiete che rallenti la tensione. Nelle foreste come nelle campagne la vita è essenzialmente lotta senza scampo contro un nemico molto più forte. Anche i paesaggi non sfuggono a questa logica, siano essi lussureggianti foreste o sobri campi di pianura: il pericolo giunge dal fulmine che spaventa i cavalli, dalla frusta che colpisce i buoi attaccati al giogo, dalla tempesta che si annuncia in lontananza. Anche nei suoi numerosissimi autoritratti, ossessivi e senza ombra di compiacimento, Ligabue si dipinge uno sguardo incerto, allarmato, da animale braccato che fiuta il pericolo e si guarda alle spalle. Antonio Ligabue, Testa di tigre, 1955-56. Forse Ligabue non raggiunse mai una consapevolezza concettuale e stilistica del suo dipingere, ma la sua opera, che trasforma una sensibilità profonda e oscura nell’immagine spietata e vera della realtà della vita, coniugando in modo così struggente bellezza e crudeltà, non può che definirsi arte nel senso più compiuto, essendo stata capace di dire con la forza universale delle forme, dei colori e della luce ciò per molti rimane un dolore sordo e inespresso. Antonio Ligabue, Diligenza con paesaggio e villa di Casanova Rambelli, 1953-1954. Ligabue ha avuto la capacità di trasformare gli incubi di una mente alienata e le sue ossessioni maniacali in visioni incantate e immagini potentissime, cariche di vitalità e di colori che squillano come trombe. Tigri con le fauci spalancate, leoni nell'atto di aggredire una gazzella, leopardi avviluppati da serpenti, cavalli assaliti da orsi o da lupi e galli in lotta: predatori e prede, selvatici e domestici, Ligabue sentiva gli animali come compagni. Il mondo degli uomini, con la sua violenza gratuita e burocratica, gli appariva incomprensibile e crudele. L'orrore e la violenza che traboccano dai suoi quadri hanno invece l’innocenza dell’istinto ancestrale. Immerso nella natura, ne percepiva le forze che sentiva irrompere dentro di sé e nel mondo intorno. Libero dalle costruzioni artificiali che le culture edificano per sublimare l'aggressività e la paura, Ligabue, con l'intuito empatico dell'uomo primitivo, trae dalle sue viscere immagini spietate che mostrano come la legge primordiale di ogni esistenza non sia altro che l'originaria lotta per la vita. Antonio Ligabue, Autoritratto con cane, 1957. Il taglio scelto da Ligabue nella composizione esalta sempre la centralità della figura o delle figure prevalenti, dedicando grande cura alla drammatizzazione, alla concentrazione del movimento, alla rappresentazione degli stati d’animo delle bestie raffigurate, alla resa di una stupefacente fisicità dei corpi e di una serrata tensione narrativa. Anche i colori, forti, densi, accesi, spesso acidi e aggressivi, esprimono con molta forza le emozioni e i turbamenti del mondo interiore dell’artista. Nell’atmosfera surreale della Bassa Padana, in quell'universo anfibio tra terra e fiume, si raccontava la storia di “Toni el matt”, l’uomo selvaggio e solitario che dipingeva le belve feroci della giungla e che sognava di diventare un uccello rapace. Antonio Ligabue, Gorilla con donna, olio su tavola di faesite, 1957-1958.
La musica nell’antico Egitto era protagonista di tanti momenti della vita quotidiana, della vita del faraone e del culto religioso. Purtroppo non si è conservata alcuna notazione musicale, ma si sa che i temi venivano tramandati oralmente e il musicista improvvisava su di essi a seconda della sua abilità.
Hans Hassenteufel (1887-1943) was born 1887 in Hamburg. He studied in Hamburg and Munich. He specialised in still lives, life painting and landscapes. He is especially well-known for his paintings of oriental ladies.
Sergio Cerchi was born in Florence, where he still lives and works and where he received a diploma from the Porta Romana Art Institute and has attended courses at the Cherubini Conservatory. His education included, from its beginnings when he was very young, interconnected experiences in music and the visual arts.
L'arte è come il mare prende forma si anima e agita con il vento di passione. ~ Catherine La Rose© ~ Jacob Dhein is an American figurative and realis
Tra gli appuntamenti culturali del 2018 di Bormio, spicca il festival La Milanesiana, che aprirà idealmente l’estate, come sempre ricchissima di eventi.
Lei è dove c'è musica,nel lieve azzurro,nell'esametro greco, in una spada, nel marmo del tempo. #MondoDiVersi/Borges
Nell’Ottocento e a inizio Novecento si diffonde la cosiddetta musica da salotto: espressione musicale tipica della borghesia.
L'arte è come il mare prende forma si anima e agita con il vento di passione. ~ Catherine La Rose© ~ Jacob Dhein is an American figurative and realis
Michael Fitzpatrick Californian figurative artist started his art career in the mid sixties by attending Art Center College of Design in L.A. After graduating he went to work for D’Arcy, McManus, Masius Advertising in New York as an art director. Next he moved back to the coast where he started and ran his own ad agency: Fitzpatrick and Walker adv. Drawing and design were always a large part of Michael’s daily activity. In New York it was drawing storyboards for TV ads by the hundreds. In California design and illustration were the emphasis. Michael paints in oil in a traditional style allowing him to fully utilize his classical training. While mostly he paints figurative, still – life and landscape are also very much represented in his body of work.
Jean-Baptiste Greuze was a french painter. He ranks among the most popular Old Masters in pre-Revolutionary France. Best-loved for his moralistic genre painting and later his exceptional portrait art, towards the end of the century his style of art was superceded by Neoclassical painting and he died in poverty. His main ambition, however, was to gain recognition for his history painting - a quest effectively squashed by the rejection of his submission Emperor Septimius Severus Reproaching Caracalla (1769, Louvre, Paris) by the French Academy in 1769. Nevertheless, Denis Diderot (1713-84), editor of the Encyclopedie (1751-72), described Greuze as representing the "highest ideal" of French painting of the day. Certainly his everyday scenes with their high-minded moral narrative are the equal of the greatest genre paintings of the 18th century, and place him alongside the likes of Jean Chardin (1699-1779) and the Le Nain Brothers (1600-77). His portraiture, too, combines the charm of Rococo art with some of the insight of Rembrandt. The best collections of his work are in the Louvre (Paris), the Wallace Collection (London), the Musee Fabre in Montpelier, and the Greuze Museum in Tournus. A good selection of his drawings are in the Albertina in Vienna and the British Museum.
Michael Taylor was born in 1952 in Sussex County, Great Britain. and studied at the Worthing School of Art (1969-70) and Goldsmiths School of Art (1970-73). He has received many awards for his paintings and undertaken a number of important portrait commissions. Three of his works are in the National Portrait Gallery, London: portraits of the musician Julian Bream, the composer Sir John Tavener, and the writer P D James, Baroness James of Holland Park. The artist says of his work, “I see this as a life-long process, involving as it does contemplation, reflection and production” His chosen way of working inevitably leads to a certain complexity of content that only reveals itself with time and familiarity. As Mary Rose Beaumont wrote: “the paintings do not simply record what is seen, but also what might be seen with the inner eye. They represent thoughts and feelings that are not visible ….. They are for the individual who is prepared to let them enter his bloodstream, who will return again and again to savour the slow release quality of these remarkable paintings”. 'Grido solamente il silenzio grido me grido te d'ogni dubbio e verità del caos nella mia mente...' tratto da "Il silenzio del caos" di ~ Catherine La Rose ~
Delapoer Downing (1885-1902) was a British Painter born in London in the 19th century. He was a painter of figures and domestic subjects. Dowing began to exhibit in the mayjor London venues in 1885 including the Royal Academy.
Auguste Toulmuche Care amiche ed amici, anche quest’anno non possiamo non omaggiare l’altra metà del cielo la DONNA. …
"La vita è come la musica, basta cambiare una nota, e, l’allegria diventa tristezza." Rocco Fierro LA MUSICA NELL'ANIMA Le candide note suonano melodie misteriose, giungono al gelido buio della notte trascinando noi stessi in una realtà immaginaria. Si chiudono gli occhi, lasciamo che il cuore venga trasportato tra i silenziosi sentieri dell’animo, in un vortice saturo di emozioni e il nostro pensiero più inconscio viene guidato dalle stelle, come un desiderio represso che cerca di emergere dalle macerie di un cuore malato. E la favola ha inizio ascoltando il suono della notte, il fruscio degli alberi e lo scrosciare della pioggia che lieve rilassa lo spirito inquieto, ci costruiamo un mondo incantato dove raggiungere la felicità eterna, un universo parallelo in cui essere chi vogliamo, là dove le emozioni più belle non potranno mai cessare. Il nostro animo vibra di commoventi attimi perpetui, e ci abbandoniamo alla vita per quei pochi istanti in cui la musica suona. Vale B.
Zhao Kailin born in Anhui China, Zhao Kailin is a master of the contemporary realist oil painting movement. His thoughtful paintings of women in tradi
Gustave Jacquet (Paris, 1846-Paris, 1909) was a French painter. Gustave Jean Jacquet is known as the painter of female portraits and, much less, of hi
William Wetmore Story (February 12, 1819 - October 7, 1895) was an American sculptor, art critic, poet and editor. William Wetmore Story was the son of jurist Joseph Story and Sarah Waldo (Wetmore) Story. He graduated at Harvard College in 1838 and at the Harvard Law School in 1840, continued his law studies under his father, was admitted to the Massachusetts bar, and prepared two legal treatises of value - Treatise on the Law of Contracts not under Seal (2 vols., 1844) and Treatise on the Law of Sales of Personal Property, 1847.
Il sistema musicale greco si basava su Modi, ovvero scale discendenti di quattro suoni, accoppiate in diverse combinazioni dette Harmoniai. Ciascuna di esse portava il nome di una popolazione della penisola ellenica e comprendeva, oltre alla successione di particolari intervalli su cui si basava tutto il sistema del popolo corrispondente, anche le sue tradizioni, prassi esecutive e motivi tipici. I Modi greci, organizzati in Harmoniai, erano i seguenti: I Greci ritenevano che la Musica potesse influenzare i comportamenti e lo spirito di ogni essere vivente, e su questa base elaborarono la cosiddetta "Teoria dell'Ethos", per cui a ciascun Modo e Harmonia veniva associato un diverso effetto sull'uomo (proprietà terapeutiche comprese). Proprio per questo suo grande potere, i grandi filosofi ritenevano che dovesse avere un ruolo centrale all'interno della società e nell'educazione dei futuri cittadini. Secondo Platone, ad esempio, si doveva fare musica solo nei Modi che portavano l'uomo a moderazione, serietà e compostezza, eliminando tutte le musiche scritte negli altri Modi, in particolare quelli amplificano l'emotività e portano alla sfrenatezza e all'estasi orgiastica ("catarsi alliopatica"). Secondo Aristotele, invece, anche questi ultimi Modi erano importanti, perché permettevano all'uomo di liberarsi delle negatività ("catarsi omeopatica"). La dualità individuata dai grandi filosofi, rappresentata da moderazione e compostezza da una parte, sfrenatezza e ed estasi orgiastica dall'altra, era presente in molti aspetti della cultura greca. Nella religiosità, che contrapponeva la religione olimpica, quella ufficiale, in cui uomini e Dei erano nettamente separati, a quella dionisiaca, che ammetteva il contatto uomo-Dio attraverso riti in cui l'invasamento estatico rappresentava il protagonista. Negli strumenti musicali, in cui questi due poli opposti erano simboleggiati dalla Lyra, strumento a corda usato spesso come accompagnamento alla voce, e quindi alla parola, da cui l'associazione alla razionalità, e dall'Aulos, un doppio strumento a fiato ad ancia doppia simile al nostro oboe, collegato all'istinto ed alle potenze irrazionali. Paradossalmente i miti che illustrano l'origine di questi due strumenti associano l'introduzione della Lyra ad Hermes, Dio dei sogni e quindi dell'irrazionale, e dell'Aulos ad Atena, dea dell'intelligenza e della saggezza. Esattamente il contrario di quanto ci saremmo aspettati! Atena che suona l'Aulos La Lyra Un altro punto su cui i grandi filosofi si trovavano d'accordo era il vietare la Musica come professione, poiché il professionismo all'interno della loro società rappresentava una condizione servile. La Musica veniva quindi caldamente raccomandata, ma solo come occupazione nel tempo libero di un giovano colto. Questa visione del professionismo musicale è sopravvissuta sorprendentemente a lungo nei secoli (e in parte permane ancora oggi, purtroppo). In questa concezione si trova la spiegazione del fatto che sono giunti fino a noi moltissimi scritti teorici sulla Musica, mentre per quanto riguarda la sua pratica sono sopravvissuti solo un numero ridicolo di frammenti. La vera Musica era considerata solo ed unicamente quella teorica, basata sul numero e legata al moto degli astri e alla struttura dell'Universo. La Musica suonata, in quanto pallido riflesso di quest'ultima, non era degna di essere tramandata. Dai pochi frammenti giunti fino a noi è stato però per fortuna possibile capire quali fossero le principali caratteristiche della pratica musicale greca. La notazione vocale utilizzava alfabeto greco maiuscolo, quella strumentale segni dritti, inclinati e capovolti derivati dall'alfabeto fenicio. Le melodie si sviluppavano nell'ambito di un'ottava e vertevano sugli intervalli considerati consonanti: l'unisono, l'ottava, la quarta e la quinta. Era su uno di questi intervalli, infatti, che la melodia si fermava nei punti nevralgici di un testo. Il ritmo era dettato sia dalla musicalità della lingua che da schemi ritmici preordinati detti "piedi". Voce e strumenti cantavano all'unisono, come pure nei cori. A conclusione, completiamo il quadro ascoltando uno di questi frammenti sopravvissuti. In particolare, il più antico brano musicale completo giunto fino a noi. Mentre lo ascoltate, riflettete sul fatto che questa musica risale al I secolo a.C... testo: « Finché vivi, mostrati al mondo, non affliggerti per nulla: la vita dura poco. Il tempo esige il suo tributo. »
Cyril Rolando, l'illustratore francese, cantore delle voci dell'umano sentire ch'egli esplora inabissandosi nelle profondità della psiche, per poi dar loro forma in allegorici universi ultraterreni.
I am tagging 10 poets here for my new Never-Ending Poem prompt — Dreams. If you want to participate, write a poem for the prompt, create a new prompt for 10 more poets( or less) and publish it, also…
Auguste Toulmuche Care amiche ed amici, anche quest’anno non possiamo non omaggiare l’altra metà del cielo la DONNA. …
Michael and Inessa Garmash are considered two of the finest Romantic Impressionists, born & schooled in Russia. Michael and Inessa are a married coupl
Andy Lloyd English painter, 1956 My work is usually in acrylics painted onto canvas. On rare occasions I work with watercolours. I specialise in figurative realism, but also paint landscapes, townscapes and wildlife scenes. There are a number of links to further pages of my work, including my popular murals, which appear in schools, hospitals and homes in Cheltenham and Gloucester. There's a webpage showcasing some artwork commissioned for private school brochures in England and the USA. Other work has been used for CD and book covers. I am the Chairman of the 'Art in the Park' exhibition in Cheltenham, and the webmaster of cheltenham-art.com. I am also a published novelist and science writer, and have appeared on television, radio and in numerous magazines. You can currently see my work in the waiting room at Norfolk House Dental Surgery, London Road, Gloucester, and at the King's Theatre, Gloucester.
Gulyás LÁSZLÓ born in Budapest, Hungary in 1960, Laszlo Gulyas graduated at the Academy of Fine and Applied Arts. Laszlo continued his studies as a student of the Academy of Fine Arts between 1983 and 1987. He has been member of the National Society of Hungarian Artists since 1987.
Gulyás LÁSZLÓ born in Budapest, Hungary in 1960, Laszlo Gulyas graduated at the Academy of Fine and Applied Arts. Laszlo continued his studies as a student of the Academy of Fine Arts between 1983 and 1987. He has been member of the National Society of Hungarian Artists since 1987.
Asif Ghayaz talented pakistani artist painter born in Karachi in 1972. ”Understand that this love is not easy, A river of fire and to go drowning.” Mirza GHALIB ~ Quotes ”Comprendi che questo amore non è facile, Un fiume di fuoco e affogare.” - Mirza GHALIB
Ling Ly is a Los Angeles-based artist with a BFA, graduated from Art Center College of Design Pasadena in Summer 2013. Ling mostly focuses on oil painting and graphite drawing (Portraiture some Nature).
Dopo tanto tempo riprendo l'esplorazione del corpo umano nell'arte. Stavolta tocca a una parte meno evidente, quasi marginale. L'orecchio...
Color climbing for the win.
“C’è uno spettacolo più grandioso del mare, ed è il cielo, c’è uno spettacolo più grandioso del cielo, ed è l’interno di un’anima.” (Victor Hugo, “I misera…
Marten Huitsing è un pittore realista olandese, 1965 ha vissuto a Bedum per quasi tutta la sua vita, un bellissimo villaggio appena sopra la città di
Jean-Baptiste Greuze was a french painter. He ranks among the most popular Old Masters in pre-Revolutionary France. Best-loved for his moralistic genre painting and later his exceptional portrait art, towards the end of the century his style of art was superceded by Neoclassical painting and he died in poverty. His main ambition, however, was to gain recognition for his history painting - a quest effectively squashed by the rejection of his submission Emperor Septimius Severus Reproaching Caracalla (1769, Louvre, Paris) by the French Academy in 1769. Nevertheless, Denis Diderot (1713-84), editor of the Encyclopedie (1751-72), described Greuze as representing the "highest ideal" of French painting of the day. Certainly his everyday scenes with their high-minded moral narrative are the equal of the greatest genre paintings of the 18th century, and place him alongside the likes of Jean Chardin (1699-1779) and the Le Nain Brothers (1600-77). His portraiture, too, combines the charm of Rococo art with some of the insight of Rembrandt. The best collections of his work are in the Louvre (Paris), the Wallace Collection (London), the Musee Fabre in Montpelier, and the Greuze Museum in Tournus. A good selection of his drawings are in the Albertina in Vienna and the British Museum.
I due amanti danteschi divennero protagonisti della pittura soltanto nell’Ottocento. Le diverse rappresentazioni dimostrano il mutamento del costume e del senso comune dell’amore. Fino a giungere all’eros-energia elettrica di Umberto Boccioni
Kamil Aslanger is a Turkish artist who was born in 1949. Kamil Aslanger has had several gallery and museum exhibitions, including at the Doku Art Gallery - Istanbul. Kamil Aslanger graduated from Selimiye Military High School and Kuleli Military High School in 1969 and graduated from Kara Harb School and retired after completing his mandatory service period as a gendarme officer in 1979. After his retirement, Aslanger devoted his entire time to painting studies and research. He is an autodidact artist. The painter who chooses the whole of his subjects from Istanbul has been studying orientalism mainly over the last fifteen years and collects the sections of social life of Ottoman Istanbul over the past five hundred years under the name of Orientalism and Istanbul Series with lost cultural values and tables.
Antonio Ligabue, Leopardo con serpente, 1952. La vicenda di Antonio Ligabue racconta una storia non inedita nella storia dell’arte: quella di uno stupefacente genio creativo racchiuso in ciò che la nostra cultura etichetta come follia. Ma se nell’universo di questa parola ambigua e fumosa includiamo un modo “altro” di essere e di vedere il mondo, ecco che allora la follia diventa uno spiraglio che si apre su possibilità sconosciute, su realtà inimmaginabili, che solo l’occhio che sfugge ai cliché e agli schemi consueti può cogliere. L’arte di Antonio Ligabue è espressione di quel lato oscuro fatto di istintività immediata, primitiva, non filtrata da nessuna sovrastruttura stilistica o ideologica. Nei suoi quadri si coglie la sua totale appartenenza al mondo che rappresenta, al di fuori di ogni considerazione morale o teorica. Antonio Ligabue, Vedova nera, 1955. Per questo Ligabue è stato per lungo tempo etichettato come pittore naif, cioè come artista “selvaggio”, lontano da qualsiasi corrente artistica e da ogni condizionamento teorico e stilistico. L’arte del Novecento, in buona parte delle sue espressioni, ha cercato soprattutto uno sguardo “altro”, nuovo, non convenzionale, sulla realtà, in grado di liberarla dalle pastoie delle sovrastrutture che impedivano che essa prorompesse nella sua verità. Espressionisti, cubisti, dadaisti, surrealisti, astrattisti lo hanno fatto seguendo strade concettuali. Ligabue ha creato un potente affresco espressionista della sua poetica interiore, ma senza che il proprio ingegno creativo venisse addomesticato da manifesti ideologici. Antonio Ligabue, Aquila con volpe, 1952. Egli dava forma alle immagini che si agitavano nella sua fantasia, traendo ispirazione dai libri illustrati, dai musei di storia naturale, dall’esperienza diretta nel circo e in campagna. I suoi soggetti sono molto spesso bestie feroci che danno vita a un teatro di ferocia e spietatezza, anche se la violenza caratterizza anche le rappresentazioni di animali domestici, che dipingerà soprattutto negli ultimi due decenni della sua vita. Antonio Ligabue, Aquila che assale una volpe. La visione delle immagini lasciano intuire la tensione e l’eccitazione che hanno caratterizzato il momento della loro creazione e che continuano ad animare i soggetti raffigurati, dando l’impressione di poter avvertire lo spasimo e la paura delle prede braccate, la brama furiosa dei predatori. «Quando dipingeva animali feroci - scriveva uno dei suoi primi estimatori, il grande artista Marino Renato Mazzacurati - si identificava con loro a tal punto da assumerne gli atteggiamenti. Ruggiva spaventosamente, e imitava il leone, la tigre, il leopardo nell'atto di azzannare la preda. Sorprendente era la sua conoscenza della struttura anatomica degli animali, dei loro istinti, della loro forza». Antonio Ligabue, Volpe in fuga. L’insidia è una presenza costante nelle sue tele, il pericolo che incombe alle spalle con i suoi artigli spietati. Mai un attimo di quiete che rallenti la tensione. Nelle foreste come nelle campagne la vita è essenzialmente lotta senza scampo contro un nemico molto più forte. Anche i paesaggi non sfuggono a questa logica, siano essi lussureggianti foreste o sobri campi di pianura: il pericolo giunge dal fulmine che spaventa i cavalli, dalla frusta che colpisce i buoi attaccati al giogo, dalla tempesta che si annuncia in lontananza. Anche nei suoi numerosissimi autoritratti, ossessivi e senza ombra di compiacimento, Ligabue si dipinge uno sguardo incerto, allarmato, da animale braccato che fiuta il pericolo e si guarda alle spalle. Antonio Ligabue, Testa di tigre, 1955-56. Forse Ligabue non raggiunse mai una consapevolezza concettuale e stilistica del suo dipingere, ma la sua opera, che trasforma una sensibilità profonda e oscura nell’immagine spietata e vera della realtà della vita, coniugando in modo così struggente bellezza e crudeltà, non può che definirsi arte nel senso più compiuto, essendo stata capace di dire con la forza universale delle forme, dei colori e della luce ciò per molti rimane un dolore sordo e inespresso. Antonio Ligabue, Diligenza con paesaggio e villa di Casanova Rambelli, 1953-1954. Ligabue ha avuto la capacità di trasformare gli incubi di una mente alienata e le sue ossessioni maniacali in visioni incantate e immagini potentissime, cariche di vitalità e di colori che squillano come trombe. Tigri con le fauci spalancate, leoni nell'atto di aggredire una gazzella, leopardi avviluppati da serpenti, cavalli assaliti da orsi o da lupi e galli in lotta: predatori e prede, selvatici e domestici, Ligabue sentiva gli animali come compagni. Il mondo degli uomini, con la sua violenza gratuita e burocratica, gli appariva incomprensibile e crudele. L'orrore e la violenza che traboccano dai suoi quadri hanno invece l’innocenza dell’istinto ancestrale. Immerso nella natura, ne percepiva le forze che sentiva irrompere dentro di sé e nel mondo intorno. Libero dalle costruzioni artificiali che le culture edificano per sublimare l'aggressività e la paura, Ligabue, con l'intuito empatico dell'uomo primitivo, trae dalle sue viscere immagini spietate che mostrano come la legge primordiale di ogni esistenza non sia altro che l'originaria lotta per la vita. Antonio Ligabue, Autoritratto con cane, 1957. Il taglio scelto da Ligabue nella composizione esalta sempre la centralità della figura o delle figure prevalenti, dedicando grande cura alla drammatizzazione, alla concentrazione del movimento, alla rappresentazione degli stati d’animo delle bestie raffigurate, alla resa di una stupefacente fisicità dei corpi e di una serrata tensione narrativa. Anche i colori, forti, densi, accesi, spesso acidi e aggressivi, esprimono con molta forza le emozioni e i turbamenti del mondo interiore dell’artista. Nell’atmosfera surreale della Bassa Padana, in quell'universo anfibio tra terra e fiume, si raccontava la storia di “Toni el matt”, l’uomo selvaggio e solitario che dipingeva le belve feroci della giungla e che sognava di diventare un uccello rapace. Antonio Ligabue, Gorilla con donna, olio su tavola di faesite, 1957-1958.
Se devo associare un movimento artistico all'autunno direi senz'altro la Confraternita dei Preraffaelliti.Fondata da Dante Gabriel Rossetti assieme a John Everett Millais, William Hunt e Ford Maddox Brown nel settembre 1848.
Tra medicina religiosa e medicina laica
Zhao Kailin born in Anhui China, Zhao Kailin is a master of the contemporary realist oil painting movement. His thoughtful paintings of women in tradi
Maria Szantho (1897-1998) born in Szeged, Hungary in 1897 and died in Nagymagocs, Hungary in 1998. Szantho was a painter and a talented pianist, born of Hungarian nobility. She graduated as a Diplomate in musical studies from the Hungarian Music Academy.